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Solo Riformisti

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Lo spettacolo deve finire

Gli “Stati generali dell’economia” sono stati pensati come un format televisivo. E’ tempo che il cazzeggio lasci il posto alla politica. Le Istituzioni devono riappropriarsi del loro ruolo e  dirigenti politici responsabili  guidare il Paese.

11 Giugno 2020 da Filippo Sbazzeguti Lascia un commento

C’è un tempo per il cazzeggio e un tempo per il lavoro.
C’è un luogo per l’intrattenimento e un luogo per la politica.
Considerazioni banali che però il Presidente del Consiglio in carica e i suoi consiglieri non sembrano condividere.
Da qui le conferenze stampa in cortile e le conferenze televisive senza interlocutori, da qui la proposta di “Stati Generali dell’Economia” pensati come un format televisivo o teatrale.
Quest’ultima proposta, non negoziata con i ministri competenti (così è parso), non finalizzata alla verifica, integrazione e validazione di un progetto d’origine governativa (fosse pure anche solo d’indirizzo), non costruita con la task force di Vittorio Colao (che pure ha lavorato), appare una ennesima trovata esibizionistica: pura apparenza e zero sostanza. Se poi prendessimo per vere le ipotesi di presenze testimoniali (l’architetto Massimiliano Fuksas e il regista Giuseppe Tornatore, tanto per citare i nomi già circolati) avremmo una conferma della perversione teatral-mediatica di tale proposta.
Per questo, in considerazione dell’eccezionale gravità dello stato del Paese (e del contesto globale) che annuncia un‘ormai evidente crisi economica e sociale, ancora non completamente definita in termini quantitativi e qualitativi, ma tale da apparire inedita nella storia della nostra Repubblica, lo show deve finire.
The show must stop.
Gli improbabili protagonisti di questo reality show devono ritirarsi e scomparire nell’ombra dalla quale sono emersi per una di quelle curiose combinazioni che talvolta, ahinoi,  accadono nella storia dell’Umanità.
È tempo che il cazzeggio lasci posto alla politica.
È tempo che il Parlamento e le Istituzioni della Repubblica si riapproprino del proprio ruolo costituzionale.
È tempo che dirigenti politici responsabili guidino il Paese con sicurezza e serietà di propositi e di comportamenti.
Manovre sono in corso: tra i partiti, nei partiti, fuori dai partiti.
Candidature alla premiership emergono qua e là sui giornali, nei social, nelle chiacchiere romane nei palazzi, fuori dai palazzi e intorno ai palazzi della capitale. Segnali spuntano anche dalla periferia politica (se Milano può definirsi tale).
Per ora si tratta di ambizioni esibite o lasciate trapelare, indiscrezioni riportate, rilevazioni demoscopiche, interpretazioni degli aruspici della politica.
Ancora non si vede un progetto strategico per il Paese.
Speriamo che ci sia un tale progetto e che non si tratti solo della volontà di autocollocarsi di alcuni in migliori posizioni per poter disporre della più ingente capacità di spesa pubblica che la storia repubblicana abbia mai avuto.
Costoro comprerebbero consenso forse solo per i mesi a venire,  ma agli italiani di oggi e di domani toccherà pagarne il conto. Per anni.

(questo articolo è stato ripreso dal sito http://www.ilmigliorista.eu con il consenso dell’amministratore del sito)

 

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