Pasadena, 17 luglio 1994. Un uomo dal “divin codino” si avvicina a una palla, la accarezza un attimo e la appoggia su un cumulo di gesso bianco. Guarda con un cenno di intesa l’arbitro, un’occhiata al portiere vestito con un improbabile casacca verde oliva. Tutto il mondo lo sta guardando, è un attimo, la rincorsa, il tiro, fuori!
Sbagliare un rigore è davvero un istante, una frazione di secondo, dilapidare però la fortuna accumulata negli anni a furia di tirar rigori, (o a pararli, o a impostare le azioni di gioco per averli,) sembra ancora più facile.
Un ex calciatore (Guglielmo Stendardo) ha rilasciato una intervista sul problema recentemente. Non è dunque una statistica ufficiale, ma a suo dire, 6 ex calciatori su 10, in Italia, sarebbero a rischio povertà. (e il campo di osservazione potrebbe estendersi di certo ai campioni di altri sport o alle meteore dello spettacolo). Le cause sono molteplici (scarsa istruzione, investimenti sbagliati, tenore di vita molto alto e non sostenibile, presenza di manager e/o tuttofare truffaldini) e i casi celebri di investimenti disgraziati abbondano (Baggio stesso, Signori, Baresi, Buffon, Ronaldihno solo per citare i nomi più noti). I casi più disperati rimarrebbero gli ex calciatori che non hanno mai avuto una ribalta nazionale o internazionale.
Per ovviare a questo rischio, Stendardo propone la creazione di un fondo di accantonamento dedicato e la creazione di polizze che offrano rendite vitalizie per gli atleti.
Non entro nel merito della soluzione, ma del problema: l’Italia è un paese che produce ricchezza, ma non sa gestirla. La nostra cultura finanziaria globale è la più bassa all’interno dei Paesi dell’area G-7 e a livello internazionale siamo (tra le altre) dopo la Slovacchia, la Lettonia, la Repubblica Ceca e la Slovenia e appena prima della Colombia…(fonte Banca d’Italia e Ocse).
Meno male che a calcio siamo ancora più forti noi. Mal che vada avremo giusto un po’ più tempo per dilapidare le nostre ricchezze.
Lascia un commento