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Lavoro, occupazione in crescita

I dati Istat sull’occupazione contraddicono gli ideologismi del sindacato ma richiedono maggiore consapevolezza per il futuro. Il tasso di occupazione sfiora il 60%, il migliore dal 2004.

5 Maggio 2022 da Claudio Negro Lascia un commento

Non c’è moltissimo da dire sui dati occupazionali diffusi il 2 Maggio dall’ISTAT per il mese di Marzo, che confermano una crescita moderata ma costante degli indicatori non solo degli occupati ma, per una volta, anche simultaneamente del tasso di partecipazione al mercato del lavoro: diminuiscono i disoccupati, cioè coloro che cercano lavoro ma non lo trovano, e contestualmente diminuiscono gli inattivi, cioè coloro che non lavorano e non lo cercano. Di norma questi due indicatori hanno segni contrapposti: il fatto che entrambi abbiano segno meno indica un mercato del lavoro in ripresa abbastanza solida: più persone cercano lavoro, e lo trovano. Altro dato notevole, cresce l’occupazione femminile: +0,5% rispetto a Febbraio e addirittura +2,9% rispetto ad un anno fa, contro rispettivamente +0,1% e 2,6% per l’occupazione maschile; il che significa che anche l’occupazione femminile torna alle posizioni pre covid, anche se in tempi più lunghi rispetto a quella maschile.
Decisamente rimarcabile, e non scontato, il fatto che il saldo occupazionale degli impieghi a tempo indeterminato sia molto superiore a quello dei contratti a termine: +103.000 contro + 19.000.
Importante poi a livello simbolico il fatto che il tasso d’occupazione totale sfiori il 60%, record assoluto dal 2004!
Tutto ciò è certamente positivo ma non particolarmente sorprendente, poichè, come detto, conferma una tendenza che era visibilmente in atto. Piuttosto è sorprendente che di ciò faccia fatica ad accorgersi il Sindacato, che ancora in occasione del recente 1° Maggio ha dipinto nei comizi e nelle interviste un mondo del lavoro stravolto dalla disoccupazione, guastato dalla precarietà, avvilito da salari da fame (ma chi li ha contrattati..?).
E’ molto difficile capire il perché il Sindacato anziché descrivere con sobrietà e realismo i problemi esistenti e indicare soluzioni praticabili, a partire dal problema del potere d’acquisto dei salari che con ogni evidenza richiede una soluzione di natura concertativa piuttosto che rivendicativa, preferisca dipingere una situazione connotata da miseria e disperazione sociale per invocare contromisure di segno fortemente palingenetico. Facciamo solo notare che una lettura della realtà che prescinda dai dati concreti e noti si definisce arbitraria e/o ideologica (o preferiamo dottrinaria?). Nulla a che fare, in ogni caso, con il pragmatismo empirista al quale i Sindacati Europei, compreso ovviamente quelli italiani, devono le loro conquiste degli ultimi decenni. Naturalmente questa è una fotografia della realtà odierna che lascia inalterate le preoccupazioni delle conseguenze di un ulteriore aggravamento della situazione internazionale. Ma sono proprio queste incognite che, sulla base di un’analisi attenta delle fragilità strutturali del nostro paese, dovrebbero imporre a tutto il mondo del lavoro  un esame attento della situazione e  un progetto comune innovativo per difendere la coesione sociale e la tenuta del nostro sistema economico nel quadro dei nuovi equilibri che si vanno delineando a livello mondiale.

(nota pubblicata su Mercato del Lavoro News n. 127

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Info Claudio Negro

nato a Como nel 1950 ha fatto il Liceo scientifico e poi Sociologia a Trento. Ha militato nel PSI e passata quasi tutta la vita professionale nella UIL. E' stato segretario generale della UIL di Como e successivamente è passato alla Direzione nazionale dove ha ricoperto la carica di responsabile dell'ufficio Politiche industriali con Giorgio Benvenuto. Ha ricoperto l'incarico di segretario nazionale dei Chimici e poi è tornato in Lombardia con la responsabilità di segretario generale aggiunto della UIL di Milano e della Lombardia. E' in pensione dal 2017 e collabora, scrivendo di lavoro e di politica, con la Fondazione Anna Kuliscioff e con il Centro Studi Itinerari Previdenziali.

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