(continua) Parliamo ancora un po’ di scuola ed in particolare di scuola intesa come “ascensore sociale”, un modo per rappresentare la scuola come un trampolino per il miglioramento degli studenti nella scala sociale. La scuola media unica degli anni 60, fu un vero ascensore sociale perché dette inizio all’idea di un’istruzione aperta a tutti. Ma oggi il ruolo di ascensore sociale non è più riconosciuto alla scuola. Sono consapevole che leggere i dati, le percentuali, fare confronti non è sempre cosa facile tuttavia cercherò di riportarne pochissimi, solo quelli utili alla comprensione di quello che sta avvenendo. L’Italia è uno dei paesi della UE con minore mobilità sociale. I dati Censis e Istat, per esempio, dicono che il bottone- istruzione dell’ascensore è bloccato e salire la scala della mobilità sociale è correlato alla famiglia di provenienza. In pratica sta avvenendo, da diversi anni, che i figli delle famiglie benestanti restano tendenzialmente benestanti ma i figli di famiglie disagiate non hanno la possibilità di crescere né nella società né in campo lavorativo. Anche il numero di anni di studio dei figli è legato a quello dei genitori e lo stesso avviene per i dati sull’abbandono scolastico che ci dicono che tra i figli dei laureati, l’abbandono scolastico è marginale (2,9%), tra i figli dei diplomati sale leggermente (7,8%) ma se i genitori hanno frequentato solo la scuola dell’obbligo si passa al 27,7%. Ci sono poi sempre meno immatricolati all’università ed è raddoppiato il numero dei giovani che studiano all’estero. Aggiungiamo poi 3 mil. i giovani che non lavorano e non studiano. Ad aggravare il quadro, già di per sé negativo, c’è il fatto che se in passato la mobilità era a carattere socio economico, oggi bisogna aggiungere, a questa, anche una povertà educativa- culturale. Anche la povertà educativa rimane un fenomeno principalmente ” ereditario” che riguarda le famiglie colpite dalla tradizionale povertà socio-economica. Nelle rilevazioni del programma OCSE–Pisa, (Programme for International Student Assessment), la più grande indagine educativa a livello internazionale abbiamo idati dettagliati riguardo alle competenze dei nostri studenti della scuola super. Iniziato nel 2000, analizza le competenze in Italiano, Matem e Inglese degli studenti, oltre a rilevare la capacità di risolvere e affrontare i problemi della vita quotidiana (problem solving) ed altre su atteggiamenti e motivazione. In Italia tale programma è gestito dall’INVALSI (Istituto nazionale valutazione sistema Istruzione) che si occupa della somministrazione e raccolta dati che vengono poi confrontati con quelli delle altre nazioni. L’ultima rilevazione del 2022, ci dice che la scuola primaria non desta preoccupazione poiché l’80% degli alunni ha competenze di base in Italiano, il 66% in matematica il 94% in inglese. Il problema arriva per l’ultimo anno della scuola sup. dove il 52% raggiunge il livello base in Italiano, il 50% in Matematica. I risultati nella scuola sec. 1° (ex scuola media) restano bassi, dicono che è diminuita la dispersione scolastica ma allo stesso tempo si è verificata una diminuzione della qualità dell’istruzione. La sfida è proprio quella di combattere il calo della qualità dell’istruzione. Le regioni del sud, non raggiungono il livello di base né in Italiano né in matematica, quindi il divario territoriale resta molto consistente e l’equità del sistema è ancora molto al di sotto dell’accettabilità. Ora il riferimento all’AGENDA 2030 è d’obbligo. L’AGENDA 2030 è un piano d’azione sottoscritto dai paesi delle nazioni unite, tra cui l’Italia, per impegnarsi a garantire un futuro migliore al nostro paese. In particolare l’obiettivo 4 dell’agenda 2030 si chiama ” ISTRUZIONE DI QUALITA’ . L’obiettivo 4 mira a garantire che i bambini, giovani e adulti possano accedere a percorsi formativi di qualità, specialmente quando si trovano in situazioni di emarginazione.
L’Istat, che ha redatto il rapporto SDGs 2023 (Sustainable Development Goals, obiettivo 4/ Istruzione di Qualità) dell’Agenda 2030, rileva che l’Italia è lontana dai target europei nei servizi 0-3 della prima infanzia, Italia 33,4% con una media europea del 35%. Laureati 29,2% contro 42% europei. Ma soprattutto il 48% degli studenti italiani alla fine della scuola sup. non ha competenze alfabetiche adeguate e lo stesso vale per le competenze matematiche, 49%. Competenze digitali inadeguate per le persone 16-74, solo il 45,7%, il target fissato è del 80%. Alta dispersione scolastica al sud. Per questo, l’Italia ha incluso misure specifiche nel PNRR e finalizzato i fondi al raggiungimento di alcuni target dell’Agenda 2030, fondi che dovranno essere indirizzati all’adozione di riforme per la formazione dei docenti, per migliorare il rapporto con la rete degli imprenditori e colmare il divario tra domanda e offerta di lavoro negli ITS (Istituti Tecnici Statali). Ed ancora incrementare l’orientamento universitario, aumentare il tempo scuola, intervenire sulle politiche attive del lavoro/formazione ed adeguare l’edilizia scolastica. Quindi molto dipenderà dai decreti attuativi delle riforme che vedranno la luce ed alcune criticità sono già state rilevate come la mancanza di una differenziazione tra il personale docente.
Quindi, in pratica, dopo questi dati, a che punto è l’Italia? L’attuale sistema scolastico è valutato poco più che sufficiente. Il voto più alto va all’università ed alla scuola dell’infanzia. Seguiti dalla scuola primaria ed asili nido, poi la scuola superiore e fanalino di coda la scuola sec. 1° (ex scuola media). Le cause di tutto ciò sono da rintracciarsi negli ormai obsoleti programmi di studio, nella scarsa motivazione e preparazione dei docenti, scarse dotazioni tecnologiche ed un’edilizia scolastica che risale in gran parte agli anni ’60/70. Questo quadro ci conferma che i problemi dell’istruzione non sono una questione emergenziale degli ultimi anni ma che si tratta di tendenze che emergono già dalle prime rilevazioni dell’anno 2000. Detto questo, il sistema scol. Italiano sembra fallire il proprio ruolo di generare una società inclusiva in grado di appianare le differenze. Qui si entra nell’ argomento della valutazione del sistema scolastico, un tema che desta mugolii e opposizioni da parte di sindacati e associazioni di docenti in generale. Non è concepibile, tuttavia, che il personale della Scuola che dedica alla valutazione degli alunni gran parte del proprio tempo, non sia oggetto di valutazione delle sue prestazioni.
Stefania Corsini ex Dirigente Scolastica
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