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La partita dell’Umbria

Le elezioni in Umbria non sono un test locale. Decideranno la leadership a sinistra e la sopravvivenza di Forza Italia, come partito. Spettatore interessato Matteo Renzi che aspetta di raccogliere i cocci altrui.

26 Ottobre 2019 da Daniele Marchetti Lascia un commento

Come va acutamente ripetendo da settimane il Senatore Pierferdinando Casini, “le elezioni regionali in Umbria saranno un banco di prova vitale per Zingaretti”. Non tanto e non solo –ci permettiamo di interpretare le parole del “battitore libero” bolognese già Presidente della Camera – per il risultato che appare assai compromesso dalle note vicende relative alla sanità, ma, soprattutto, per la decisione politica compiuta da Zingaretti di trasformare il patto di governo in una strutturale e forte alleanza politica giallo-rossa. Ossia in un progetto di sinistra PD-M5S da contrapporre al polo salviniano.

Progetto da cui si è sfilata Italia Viva: il partito di Matteo Renzi che non ha partecipato al tradizionale comizio di chiusura della campagna elettorale del candidato governativo Vincenzo Bianconi pur sostenendolo.

Per una volta tutti hanno scoperto le proprie carte. E la partita si gioca tutta a Roma! E soprattutto a sinistra.

Se infatti il candidato M5S-PD dovesse alla fine spuntarla o riportare -pur perdendo- un buon risultato, avranno vinto Zingaretti e Di Maio. In caso contrario avrà vinto Giuseppe Conte che diverrà l’unico leader legittimato a guidare un polo di sinistra.

Ma, né in un caso, né nell’altro, il Governo cadrà. Anzi!

Nell’eventualità di una buona affermazione del progetto Zingaretti-Di Maio il Premier Conte dovrà abbandonare ogni velleità di leadership della sinistra ma sarà rafforzato nella sua funzione di Presidente del Consiglio da una coalizione più coesa e, politicamente, più forte.

Se invece al progetto giallo-rosso dovesse essere rifilata una sonora batosta, il Presidente del Consiglio sovrasterebbe dei leader perdenti e, per non andare al voto e quindi portare il progetto alla disfatta totale, pretenderà “mani libere” sulla manovra e sul resto (che significa essenzialmente rielezione di Mattarella, suo garante).

Ma le elezioni umbre saranno importati anche per il “mondo moderato”.

L’azzurra Mara Carfagna, leader degli “anti-salvini” in casa berlusconiana, non l’ha mandato a dire promettendo una serie e dura riflessione della “sua parte” nel caso in cui, in Umbria, Forza Italia dovesse avere un risultato addirittura peggiore della tornata europea.

Anche in questo caso la minaccia è parsa chiara: non faremo i portatori d’acqua alle truppe leghiste. Ci riserveremo casomai la facoltà di (ben) contrattare il nostro consenso, magari al centro.

Musica per le orecchie assai sensibili dell’altro Matteo, quello di Firenze, che dalle elezioni umbre ha solo da attendersi buone novità: nuovo consenso dai moderati rimasti nel PD in caso di sconfitta del progetto giallo-rosso e nuovo consenso azzurro oltre quello già incassato alla Leopolda dove molti “berluschini” (noti e meno noti) hanno fatto capolino.

In fondo i colori del simbolo renziano sono l’azzurro, il rosa (più o meno antico) in campo bianco: TUTTO UN PROGRAMMA!

 

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Info Daniele Marchetti

Daniele Marchetti (Lucca, 1965) risiede a Firenze. Laureato in scienze biologiche, specializzato in epistemologia nell'Università di Pisa e perfezionato in bioetica e biotecnologie nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 1997 è abilitato alla professione di biologo e dal 2003 è giornalista iscritto all'Ordine della Toscana. Già ricercatore nell'Università di Firenze e titolare di una borsa di ricerca del ministero degli Esteri, nel 2001 entra in Consiglio regionale della Toscana come funzionario e nel 2009 guida, con la carica di dirigente, una segreteria istituzionale. Dal 2010 è stato responsabile dell'ufficio stampa di un gruppo consiliare.

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