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Solo Riformisti

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La nostalgia non crea futuro

La nostalgia è il collante delle piazze delle sardine e di quelle del centro-destra. Nostalgia dei vecchi valori di una sinistra che non si poneva il problema del governo per le prime e nostalgia delle “certezze” del passato per le seconde. Ma da nessuna delle due arrivano indicazioni per il futuro.

3 Dicembre 2019 da Mauro Grassi 1 commento

Le sardine stanno riempiendo le piazze italiane. Questo è il fatto. E le stanno riempiendo con slogan che sono omogenei, ma opposti, a quelli del centrodestra a trazione Meloni Salvini. Omogenei nel senso che sono un po’ confusi, con qualche ambiguità ma decisi. E nello stesso modo puntano più alla pancia della gente che alla testa. In effetti se uno deve andare in piazza deve essere certo del messaggio che vuole sostenere con la sua presenza fisica e deve sentirsi a proprio agio in quel messaggio.

Le piazze riempite dal duo Meloni Salvini si sentono coralmente attivate dal messaggio sovranista e populista che, a mio avviso, pochissimo ha a che vedere con i vecchi arnesi ideologici del fascismo. Magari qualche punta di razzismo si, ma niente di più. La piazza Meloni-Salviniana rimpiange le “certezze” del passato, un passato idealizzato e poco conosciuto e riconosciuto, dove la famiglia era famiglia, gli italiani erano italiani, esclusivamente, o quasi, bianchi e cattolici, i ladri venivano arrestati e più che altro non c’erano immigrati sparsi per le strade a bighellonare o a spacciare droga. Lo Stato forse non funzionava granché ma tutto si sistemava con una buona dose di svalutazione competitiva e con qualche punto in più di debito che si accumulava di anno in anno come ammortizzatore efficace dei contrasti distributivi fra classi e ceti sociali. Un’Italia a cui ritornare dopo aver fermato l’ondata modernista della globalizzazione e dopo aver abiurato alla costruzione di un’Europa che invece di essere madre tenera e confortante è diventata sempre di più matrigna.

Le piazze delle sardine sono altrettanto nostalgiche. Si richiamano ai vecchi, e sani, valori della sinistra “del cuore”, cioè di quella sinistra che non ama fare i conti con la governalibilità, i conti, le compatibilità economiche e che invece si culla nell’eterno sogno di una società buona in cui prevale la fratellanza e la solidarietà universale e che pertanto non può che richiamarsi, come icona generale, al bella ciao dei partigiani. Cioè in Emilia Romagna, e nel resto d’Italia, non si difende la buona amministrazione della sinistra per quello che ha fatto magari criticando errori, scadimenti ideali e mancanze programmatiche ma piuttosto si salta tutta la storia del dopoguerra per ritrovare i sani principi di chi, combattendo il fascismo e il nazismo, pensava alla società di domani come ad un nuovo umanesimo. Che dire, nulla di male. Ce ne fossero di giovani che la pensano così. Ma anche in questa piazza sembra mancare l’oggi e ancora di più il domani. C’è una ribellione umanitaria ed anche culturale ad alcuni messaggi truci, un po’ scomposti e un po’ violenti della destra italiana ma dal punto di vista del “che fare” appare tutto molto nebuloso.

Cosa si può dire delle due piazze che si contendono la visibilità dei media? Che chi si sente democratico e ama la politica come scontro di idee, di ideali e di programmi non può che manifestare un apprezzamento per chi vuol riportare la politica dentro un alveo di rispetto per sé stessi e per gli avversari.  E di chi vorrebbe una politica con la P maiuscola. Basta aggressioni verbali. Basta dileggio degli avversari. Basta lotta sulle fakes. Basta cercare capri espiatori ad arte. E basta disumanizzare il paese. Siamo alle premesse però.  Detto, e accettato per buono tutto questo (anche che chi non vuole il dileggio degli avversari poi si scaglia con violenza contro Belzebù Salvini!), rimane da discutere su come si fa uscire questo paese dalla crisi oramai decennale che lo attanaglia. Una crisi che è economica ma anche politica e culturale.

E qui le due piazze si equivalgono. Cioè pensano più al segno da dare alla irrequietezza del paese, nostalgico conservatore la prima e nostalgico umanistico la seconda, ma non accennano minimamente a come superare, qui ed oggi, i problemi strutturali del paese. Ma non perché magari non hanno idee su quale strada intraprendere, forse qualche spunto lo avrebbero anche, ma perché gli esami da passare sarebbero duri, richiederebbero tanti no accanto a qualche nuovo si e nessuno dei due “mondi” rappresentati nelle piazze ha la forza e la autorevolezza per dire la verità al paese.

Intendiamoci subito, La verità non è l’austerità e la cultura dei sacrifici. Su questo il paese ha già dato e non ne vuole più giustamente sapere. È piuttosto un nuovo sviluppo. Rivoluzionario per l’Italia. Giocato sui migliori, sulle migliori risorse e qualità del paese. Sulla ripresa della produttività nelle imprese. Su una nuova efficienza ed efficacia della Pubblica amministrazione. Che ambisca a coprire meno di quello che oggi copre ma con più capacità e innovazione. Con un Centro Nord liberato dai lacci di un centralismo inefficiente e velleitario e con un Sud che abbandona la logica dell’assistenzialismo. Insomma, da un nuovo sviluppo che pensi prima a creare, a crescere e a farlo bene, innestando i principi scientifici e non magici dell’ambientalismo, e quindi a redistribuire a chi è in difficoltà secondo la logica della creazione di opportunità e non quella del risarcimento.

Insomma, ben vengano le sardine a contrastare il brutto che avanza di una destra nostalgica e un po’ cattiva. E a rappresentare una parte importante della comunità nazionale che ancora vuole ragionare con la testa e non solo con la pancia e che non vuole perdere mai, di fronte al dolore e alla debolezza degli ultimi, la propria umanità.

Ma chi pensa alla politica non solo come rappresentazione di uno stato mentale e di un ideale astratto ma anche come ricerca profonda, difficile, e come prefigurazione di un futuro possibile non si accontenti di due nostalgie che si scontrano. C’è molto da fare per il paese. E né il duo Salvini Meloni né i sardiniani, più o meno sorretti da ringiovaniti arnesi della politica, riusciranno a dare un contributo significativo su questo.

Per noi, continuiamo a sperare che fra una piazza e l’altra la Politica si risvegli. E ricominci a lavorare seriamente per cominciare ad uscire dalla crisi.  Ce n’è un grande bisogno.

 

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Info Mauro Grassi

Mauro Grassi. Nato e residente a Firenze 68 anni. Laureato in statistica e in economia a pieni voti. E' stato Direttore di ricerca all'Irpet (Istituto regionale per la programmazione economica della Toscana) fino al 2000. Quindi Direttore Generale della Regione Toscana fino al 2011. Dopo una breve esperienza di Assessore all'Ambiente e all'Urbanistica al Comune di Livorno ha svolto dal 2013 incarichi di direzione presso il Ministero delle Infrastrutture e la Presidenza del Consiglio (Direttore di #Italiasicura). Attualmente svolge attività di Consulenza in campo ambientale.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Luigi Bardelli dice

    8 Dicembre 2019 alle 11:45

    Caro Grassi, il suo articolo sarebbe tutto condivisibile. Anzi, lo è. È inopportuno, a mio parere, l’accostamento fra le due piazze. Solo inopportuno. Immagini che nella piazza delle sardine ci siano tutti suoi figli sotto vent’anni. Sono mossi da una sana reazione riassunta nell’acronimo scelto, e da sogni generici. Come quando abbiamo vent’anni. Devono essere consigliati, come ha fatto lei. Ma guai ad aggiustarli ai Salvini ed alla Meloni!! Me ne sarei avuto a male. Più furba, non so che l’ha consigliata, la compagna di Berlusconi. Certamente furba – e non è un grande elogio- ma in questo caso è anche un atteggiamento auspicabile.

    Rispondi

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