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Solo Riformisti

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La buona politica, Draghi e il mio barbiere

Draghi ha un linguaggio che tutti capiscono. Ha difeso gli interessi e il prestigio dell’Italia nel mondo. Deve essere il candidato alla Presidenza del Consiglio del centrosinistra anche dopo le prossime politiche. Parola di un barbiere politologo.

26 Ottobre 2021 da Marco Mayer Lascia un commento

Le lunghe chiaccherate con il barbiere costituiscono per me – da sempre –  una preziosa fonte di ispirazione. Per due ragioni: a) per la sua intelligenza politica; b) per la sua incredibile capacità di intercettare gli “umori del popolo” di cui parla Nicolò Machiavelli nel IX capitolo del Principe.

Il modo di pensare del mio barbiere rappresenta un esempio dell’ “antica cultura civica” della Toscana di cui ha scritto uno dei maggiori studiosi statunitensi di scienza politica.

Mi riferisco a Robert Putnam e alla sua tesi: l’eredità storica della cultura civica è il fattore che spiega – al di là dei partiti di sinistra – le virtù amministrative della toscana rossa.

Nel lontano 1981 (ero capogruppo del PCI nel Consiglio Regionale della Toscana) Putnam nella sua veste di Presidente del Center for European Studies di Harvard mi invitò  a tenere un seminario sulle buona institutional performance nelle regioni  rosse a dieci anni dalla loro istituzione.

La discussione fu molto vivace perché per me la sua intuizione sul peso della eredità storica era giusta, ma formulata in modo decisamente troppo deterministico.

Numerosi amministratori locali del PCI erano bravi davvero e in una ricerca politologica questo fattore soggettivo non poteva essere considerato un dato trascurabile.

Per quanto il contesto storico potesse favorevole la lungimiranza (e/o la fortuna) del PCI nel selezionare una classe politica-amministrativo di buon livello non si può ricondurre esclusivamente al lascito di Vittorio Fossombroni solo per citare il governante più illuminato del Granducato di Toscana (guidò l’amministrazione all’epoca di Pietro Leopoldo e di Ferdinando III).

Ricordo quell’episodio perché all’inizio degli anni ottanta negli Stati Uniti crebbe l’interesse non solo accademico, ma anche politico per le regioni rosse e ovviamente per l’identità del PCI.

Nel settembre 1987 –  da governatore dell’Arkansas – Bill Clinton venne a Firenze e stabilì una relazione di stima e di fiducia con l’allora Presidente della Regione – Gian Franco Bartolini, già operaio della Galileo (per inciso uno dei miei maestri).

Ma tornando al mio barbiere perché ne parlo oggi? Perché stamani abbiamo discusso degli anni ottanta dopo che gli ho posto la seguente domanda: “Secondo te perché l’ 85%  degli italiani si vaccina e meno del 50% degli aventi diritto va a votare?

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la conversazione con il mio barbiere che ne é seguita perché essa tocca – almeno a mio avviso – due punti cardine: a) cosa significa buona politica? b) quanto  può sopravvivere la democrazia in presenza di partiti inefficientI?

Alle mia prima domanda sul perché dell’astensionismo elettorale il barbiere ha risposto così: “Non sono mai stato berlusconiano, ma questa volta Berlusconi ha proprio ragione, Draghi deve restare al governo! e come minimo altri 3 o 4 anni se davvero si vuole migliorare qualcosa in questo paese”.

“Scusa  – replico –  ma Draghi è un tecnico e la politica non deve abdicare al suo ruolo”.. Il mio barbiere  risponde: “ Ma quale tecnico!!  Draghi ha pregi e difetti, ma a Palazzo Chigi è un esempio di buona politica.

Almeno sinora ha lavorato molto e parlato poco. Si fa intendere e odia il politichese: parla come dovrebbe fare tutti  politici un linguaggio semplice e schietto che tutti capiscono.

Ha compiuto qualche errore, ma in questi primi dieci mesi ha mantenuto le promesse, non ha mediato troppo, non ha promesso cose non in grado di  mantenere, ha difeso gli interessi e il prestigio dell’Italia in Europa e nel mondo”.

Conclude cosi: “Se le forze politiche prendessero spunto da poche queste poche e semplici regole di comportamento sarebbe facile ridare ai cittadini fiducia nella politica e nei partiti. E  sono sicuro che tornerebbero a votare” .

Replico: “Scusa ma per la gente Draghi non è un politico è un tecnico, anzi per la stragrande maggioranza dei cittadini è un banchiere.

Ma quale banchiere? Risponde Draghi è stato esattamente il contrario! Prima è stato il poliziotto dei banchieri italiani e poi di tutti i banchieri europei.

Non so se l’ha fatto bene o male, certo ha salvato l’Euro!” E il mio barbiere continua:

“La sinistra dovrebbe spiegare al popolo italiano che Draghi non è un banchiere, ma che il suo mestiere è stato esattamente il contrario. Se non va bene la parola poliziotto, diciamo che è stato quello che vigila sulle banche e le ispeziona. Hai presente il panico nelle agenzie quando arrivano gli ispettori della vigilanza!”  .

Rispondo: “non ci avevo pensato, ma hai ragione il racconto di  Draghi banchiere è una leggenda metropolitana a cui  tutti o quasi  hanno creduto.”

Poi lo incalzo e proseguo: “Ma in questa situazione il PD cosa dovrebbe fare? Risposta secca “ti dico cosa non dovrebbe fare: non deve ripetere l’errore del PDS di Achille Occhetto nel 1994. Se avesse candidato Carlo Azeglio Ciampi come Presidente del Consiglio non so se Silvio Berlusconi avrebbe vinto” .

” Ho capito” –  rispondo “secondo te il PD dovrebbe puntare su Mario Draghi come Presidente del Consiglio, candidato del “campo largo” anche alle prossime elezioni politiche.. Risponde: “SI”

Non voglio lasciargli l’ultima parola e chiedo: “E Enrico Letta?”  Risponde sicuro: “Enrico Letta ha lavorato bene in questi sei mesi ed è riuscito a fare una bella campagna elettorale a Siena nonostante i disastri combinati dalla politica nel Monte dei Paschi, da tutti i partiti, ma con i DS prima  e  il PD poi in prima fila”.

L’unica cosa che gli rimprovero è questa storia delle “agora”. Tra i miei clienti nessuno ne ha mai parlato e neppure io ho capito cosa sono. Se vuole che il Partito ritrovi una base popolare dovrebbe cambiare nome e  creare un progetto  capace di ascoltare e coinvolgere la gente sia dal vivo che con  trabiccoli digitali”

Replico: “D’accordo, ma scusa Enrico Letta non potrebbe essere lui il candidato del nuovo “campo largo” o centro sinistra come Presidente del Consiglio”

” Certo che potrebbe andare bene mi risponde, ma Draghi non mi sembra adatto a fare il segretario del PD! Se vogliamo sconfiggere il virus dell’ astensionismo e salvare la democrazia due  cose sono indispensabili: Il Buon Governo e partiti politici  capaci di ascoltare (ma anche di orientare) i cittadini senza ipocrisie e scorciatoie demagogiche. Dopo la girandola dei sette segretari  il PD ha bisogno di una guida salda e sicura per qualche anno” .

“Forse non hai tutti i torti” rispondo: “Enrico Letta si sta dimostrando un buon ricostruttore del PD e dobbiamo dargli il tempo necessario di concludere l’opera di ricostruzione. E la ricostruzione non riguarda solo l’Italia.  PSE e S&D hanno bisogno  del massimo contributo della sinistra italiana;  per la sua statura politica e intellettuale Enrico Letta è un leader indispensabile in tutta Europa”.

La mia seduta dal barbiere si conclude con un breve  e divertente discorso sul Quirinale. Ecco le battute. La mia preoccupazione:  “L’importante è non fare il bis dell’epoca Bersani con la guerra tra candidati del PD. Ti inoltro l mio articolo “Machiavelli, Il PD e il Quirinale” che ebbe un discreto successo. La sconfitta di Bersani sottoposta al test di Machiavelli

E poi butto lì “anni fa ho aderito ad un gruppo Facebook “Bonino Presidente”. Non l’ho mai incontrata di persona, solo qualche raro scambio di email, ma mi sembra una personalità di notevole respiro a livello europeo e forse all’Italia una bella iniezione di laicità non farebbe affatto male.

E’ anche interessante osservare come nella cultura liberal post pandemia a cui la Bonino si ispira, Michael Ignatieff, Aryeh Neier e tanti altri pensatori stanno finalmente coniugando libertà civili e diritti sociali. Questo li avvicina al pensiero di Amartya Sen e per certi aspetti ad alcuni valori espressi dalla Dottrina Sociale della Chiesa.

Che ne pensi? Il barbiere si ferma un attimo e mi dice: “ fammici pensare”. Ma subito dopo aggiunge:”Io non lo so, ma se fossi nei panni dei due galli nel pollaio ci farei un pensierino”. Due galli nel pollaio?  ” Ma di chi stai parlando? “Dai… hai capito benissimo di chi parlo” . No non ho capito?? Se fossi Matteo Renzi  e  Carlo Calenda un pensierino sulla Bonino lo farei. Arrivederci alla prossima puntata, tra una settimana torno dal barbiere.

 

 

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Info Marco Mayer

docente al Master In Cybersicurezza di LUISS Guido Carli e al Cyber Defence della Scuola:di Telecomunicazione del Ministero della Difesa in partnership con
Università di Modena e Reggio Emilia

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