• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy
  • Iscrizione Newsletter

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli
L'apertura del romanzo "La condizione umana", degna di un film noir degli anni '70, dà il tono a una narrazione che non smetterà mai di dipingere la sofferenza, collocandola ogni volta in una scena particolare (traduzione di Luciano Pallini)

Il solipsismo di Malraux

L'apertura del romanzo "La condizione umana", degna di un film noir degli anni '70, dà il tono a una narrazione che non smetterà mai di dipingere la sofferenza, collocandola ogni volta in una scena particolare (traduzione di Luciano Pallini)

7 Giugno 2021 da Camille Sova Lascia un commento

Troverà spazio  in queste righe – sia consentito almeno per una volta –  un’opera che non è troppo lontana da “La condizione umana” e che servirà da faro e guida: “L’Arcangelico”  , una raccolta di poesie scritta nel 1944 da Georges Bataille.

Va fatta subito una premessa:   se la tua anima è turbata in questi giorni, evitale  entrambe. Consiglio amichevole!  Né Bataille né Malraux ti saranno di alcuna utilità se stai lottando con l’oscurità e l’isolamento – confinamento o qualcosa del genere.

Entrambi sono ossessionati dal solipsismo, dall’idea cioè  che il soggetto pensante sia necessariamente imprigionato  nell’unica realtà della sua coscienza, il mondo esterno e la coscienza degli altri non essendo  altro che rappresentazioni. Pertanto, l’unica certezza che l’uomo può avere non è quella del mondo, ma la certezza di se stesso. Nulla esiste se non sono io che penso e che cerco di dare forma alla mia coscienza con le mie azioni: «Le cose, gli atti non esistevano; erano tutti sogni che ci abbracciano perché diamo loro la forza di farlo, ma che possiamo benissimo negare…”. Qui sta  la relatività intrinseca  nel solipsismo  che mette in evidenza Malraux.

Se ci fermassimo lì, potremmo cadere in un relativismo che, pur  privando  il mondo di un valore di verità, di qualsiasi sostanza e magari di una certa profondità, conserverebbe tuttavia una possibile leggerezza. Ma certo, Malraux non si ferma qui e spinge il solipsismo fino alla supplica   di Bataille : l’unica certezza dell’uomo non è tanto  la consapevolezza di sé, ma piuttosto la consapevolezza della propria sofferenza.

Gisors, su cui ritorneremo, ci dice ne  La condizione umana: “a parte la sofferenza fisica, non esiste realtà”, per poi ritornare a tale affermazione unendo definitivamente coscienza e sofferenza: “Tutti soffrono, pensò, e ognuno  soffre perché pensa. In fondo, lo spirito pensa solo all’uomo nell’Eterno, e la coscienza della vita non può che essere angoscia.”

Così, questo solipsismo portato al parossismo  diventa per loro l’essenza di un uomo necessariamente sofferente, necessariamente preda dell’incomunicabilità dei suoi stati e dei suoi affetti, dell’impossibilità di uscire dal buio in cui si muove. Bataille ci dirà: ” sono io il nulla/ l’universo è la mia tomba/ il sole non è che la morte”,   idea già incarnata in La condizione umana dall’immagine di un uomo – farfalla attratto dalla luce di un sole morto: “Forse Tchen è una effimera che secerne la propria luce, quella sulla quale  si distruggerà…”.

Distruzione, morte e nulla:  eravate stati avvisati  – scherziamo- questo  trovate tra le loro pagine. Tuttavia, nonostante l’onnipresenza di un’angoscia in cui muoiono il senso e la certezza – tranne quello della sofferenza, come ora abbiamo  capito – i due autori dispiegano una dialettica di combattimento e lotta che appare come l’unico tentativo – il tentativo nel quale , sebbene vano , merita di immergersi  a capofitto – per uscire dagli stati acquosi dell’angoscia. .

I parallelismi  tra loro sono evidenti nelle seguenti frasi al punto che si potrebbero quasi scambiare i loro nomi: “Chi non muore dell’ essere solo un uomo, sarà solo un uomo” (Bataille); “E morire per morire, purché sia per  diventare uomini“(Malraux): ricerca di un superuomo nietzschiano che lotta nell’abisso per superare la sua condizione umana e diventare così l’uomo a venire, l’uomo-dio, questo è il significato della condizione umana in questi due autori.

Ma, se entrambi sono vicini  per  la visione  comune di un’umanità sofferente, tuffiamoci un po’ più a fondo nelle pagine di Malraux per svelare la poetica della sofferenza che gli è propria.La Condizione Umana  dà vita a una decina di personaggi, tutti tormentati , è nel titolo, dalla loro condizione, dall’orrore che ispira loro e dal desiderio disperato di superarla,  questa condizione.Romanzo sulla sofferenza e sulla dignità ad essa collegata, La Condizione  Umana  presenta diverse forme che assume  questa lotta per la dignità: la lotta ideologica con Kyo, Katow, May, Souen; violenza con Hemmelrich; terrorismo con Tchen; erotismo con Ferral e Valérie.Altri cercano di fuggire sia dalla lotta che dalla loro condizione: è il caso di Clappique nel gioco e nella menzogna e di Gisors nell’oppio. Ma fuggiamo più nell’oppio che nell’erotismo? Più nel gioco che nella lotta ideologica?La scrittura è introspettiva: Malraux ci immerge nelle menti di personaggi che lottano con se stessi e con il mondo. Ogni personaggio  rappresentato è  sempre colto in un’ambientazione tanto oscura quanto sontuosa, che fa eco a questa oscurità.L’apertura del romanzo, degna di un film noir degli anni ’70, dà il tono a una narrazione che non smetterà mai di dipingere la sofferenza, collocandola  ogni volta in una scena particolare: il primo omicidio di Tchen, il vecchio che piange la morte dei cavalli dopo un massacro tra comunisti ed esercito, il primo tentativo di assassinare   Chang-Kai Check e l’incredibile scena nel negozio di antiquariato, Ferral solo con il suo uccello, la sofferenza del bambino di Hemmelrich e il massacro della sua famiglia, la tortura del pazzo in prigione, Kyo e gli altri in attesa della  tortura e della morte…Per questo,  una delle caratteristiche estetiche più sorprendenti dell’opera è il sublime delle sue descrizioni. Con La Condizione Umana , Malraux è lo scenografo di una Cina urbana fatta di luci al neon, clacson, sale fumatori e bar dall’atmosfera sommessa, strade che sembrano immerse in una notte perpetua dove i taxi si riflettono nelle pozzanghere di benzina. .La scrittura di Malraux diventa un’immagine, ma sempre un’immagine in movimento. Raramente ho letto testi più “cinematografici”: di fatto, non riusciamo più a tenere aggiornato  l’elenco dei registi (Eisenstein, Bertolucci, Cimino, Melville…) che hanno tentato un adattamento senza mai riuscirci. Forse questo dipende proprio  dal suo potenziale cinematografico già troppo sfruttato nell’opera, che limita  gli spazi di libertà   necessari per qualsiasi adattamento?Nel frattempo, se fossi un regista e a mia volta volessi fallire in un tentativo di adattamento, metterei ovviamente Gisors come narratore. Quale riflesso dell’ideologia della supplica (Kyo riassume tale filosofia in questi  termini: “Mio padre pensa che il nucleo dell’uomo sia l’angoscia, la consapevolezza del proprio destino”), Gisors è l’incarnazione del pensiero solipsistico infelice.Ancor di più, a livello prettamente narrativo, è ovviamente l’asse attorno a cui ruota  il romanzo: ogni suo dialogo  con gli altri personaggi è un’occasione per scoprire sia la propria ideologia (e quella di Malraux?) sia del personaggio che sta di fronte a lui. È a lui che Tchen ha confessato per primo l’emergere delle sue inclinazioni terroristiche, è a lui che Clappique confida la sua mitomania, è a lui che Kyo evoca la necessità di elevare la dignità umana attraverso l’ideologia, che Ferral parla delle donne , …Come se finalmente Gisors costituisse  il centro dell’opera, il saggio fumatore d’oppio, che guarda  la vita dietro il filtro del suo fumo ma che tuttavia rimane lucido sull’uomo e sulla sua sofferenza, quest’uomo che si sforza di sublimare la sua sofferenza ed elevarla più in alto; quest’uomo che rifiuta di ammettere “che non c’è realtà, che ci sono mondi di contemplazione dove tutto è vano”.Anche se tutto è vano, Gisors riconosce comunque la necessità di lottare con il mondo e con la vita perché cos’altro è ” un destino umano se non una vita di sforzi per unire questo pazzo e l’universo ..”?Forse è qui che finisce la vicinanza tra Bataille e La Condizione Umana: in Bataille – soprattutto ne L’Esperienza interiore – l’apertura resta possibile per l’uomo che vive nella supplica: l’uomo può aprirsi al mondo se si immerge nell’infinito del possibile – un infinito che non per questo è  meno angosciante ma che ha il merito di essere possibile. Certo, l’apertura in  Bataille è una ferita aperta, ma è comunque un’apertura.In  Malraux, mi sembra che l’unica apertura rimasta all’uomo sia la morte: morte come riconciliazione  nella quale gli uomini finalmente si parlano e si capiscono, morte che trascende la sofferenza e il solipsismo dove il soggetto stesso non è più la realtà ma semplicemente l’oggetto della morte che avanza.Questa differenza è essenziale  perché ne La Condizione Umana  non c’è apertura, nessuna possibilità, ma una destino ineluttabile  dal quale solo con la morte arriva la liberazione; un destino  che non è più, come in Bataille, la luce nella morte di un oggetto (speranza, felicità, gioia…) ma la luce nella morte del soggetto stesso.Quindi, se Bataille ci dice in una delle sue poesie “vedrai la tua felicità quando la vedrai morire”, con Malraux potremmo piuttosto dire: “vedrai la tua felicità quando ti vedrai morire”

 

 

La condizione umana (orig. La Condition humaine) è un romanzo di André Malraux pubblicato nel 1933:  lo stesso anno, il libro vinse il Premio Goncourt. Il romanzo è  ambientato in Cina e  si svolge a seguito dell’insurrezione di Shanghai del 1927, quando gli operai in armi, guidati dai comunisti, liberarono la città prima dell’arrivo di Chiang Kai-shek alla testa delle truppe del il Kuomintang. I rivoluzionari Chen, Kyo (con suo padre Gisors) e Katov organizzano la rivolta nella città cinese di Shanghai. in ciascuno traspare una filosofia di vita, le problematiche scaturite dalle azioni commesse e la morte per qualcosa in cui si crede: una morte attiva e non un lasciarsi morire passivo.

 

André Malraux Scrittore e uomo politico francese Comunista,  fu in Cina durante la guerra civile del 1927-28, partecipò alla guerra civile spagnola e, tardivamente  alla resistenza antinazista. Abbandonato il Partito comunista, entrò in politica nel partito del generale C. de Gaulle e fu più volte ministro

http://www.nonsolobiografie.it/biografia_andre_malraux.html

(Nella foto:  gruppo Parigi 1936, da sinistra Aragon, Gide, Malraux, Bloch)

 

 

 

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Redazionale

Info Camille Sova

Camille Sova è animatrice di laboratori letterari e poetessa. Pubblica le sue poesie su riviste in Francia e Canada. Recentemente si abbandona alla gioia della microeditoria e fa viaggiare i suoi testi per posta. Collabora come critica letteraria sia a riviste indipendenti che a riviste universitarie. Partecipa anche a vari collettivi poetici per produzioni collettive

Post precedente: « Ambiente, la svolta della Germania
Post successivo: Quale riforma per le tasse? »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Bastian contrario

Overdose

4 Febbraio 2023 | Il Bastian Contrario

Diciamo la verità. Ce li hanno fatti a fettine. Tutte le sere, da oltre un mese, siamo costretti a sorbirci Amadeus (ma poi uno può chiamarsi così?).  In spot risibili, in collegamenti fiume durante il TG1, alla conduzione dei Soliti Ignoti.

Sanremo non è ancora iniziato e siamo già in overdose.

Però, nonostante questo martellamento continuo,  siamo ancora in ambasce.

Ma Giovanna, la sua dolce metà, sarà a Sanremo?

Salvi per un PIL

30 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Goodbye 2022 non ci mancherai

18 Gennaio 2023 | Il tocco di Alviero

Per chi suona la campanella

16 Dicembre 2022 | Il tocco di Alviero

Crisi continua

26 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento Libera nos a malo (2 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Trento libera nos a malo (1 di 2)

12 Novembre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (2 di 2)

17 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Adda passà a nuttata (1 di 2)

3 Ottobre 2022 | Il tocco di Alviero

Era meglio Spasskij contro Fisher

22 Settembre 2022 | Il tocco di Alviero

A tutto gas

12 Settembre 2022 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • Lucia su Un anno di guerra
  • Alessandro su Regionalismo differenziato per far cosa?
  • Antonio su Regionalismo differenziato per far cosa?
  • Salvatore Giannella su Regionalismo differenziato per far cosa?
  • Salvatore Giannella su Regionalismo differenziato per far cosa?
  • Daniele Carozzi su Regionalismo differenziato per far cosa?
  • Maria Acomannima su Lavoro, il ruolo delle Regioni
  • Alessandro su Un anno di guerra
  • Salvatore Scarola su Un anno di guerra
  • Tiziano su Si alla nuova pista
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it