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Solo Riformisti

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Il paradosso di Autostrade

Doveva essere espropriata. Ma oggi la società Autostrade, grazie alla furia giustizialista di Toninelli e Conte, corre il rischio di uscire e tornare nel portafoglio dei Benetton che potrebbero anche guadagnarci.

17 Aprile 2021 da Giancarlo Magni Lascia un commento

La vicenda di Aspi (Sigla di Autostrade per l’Italia) è un esempio perfetto di quanto la demagogia e l’incompetenza, ma si potrebbe anche dire la mancanza di un minimo di buon senso, possano causare danni incalcolabili ad un Paese. La storia è nota. Dopo la tragedia del ponte Morandi i grillini, con Danilo Toninelli in testa, invece di mettere subito in campo una proposta concreta che facesse “pagare” davvero alla proprietà non solo i danni ma anche l’incuria, chiesero l’esproprio della società Autostrade che è controllata all’88% da Atlantia della famiglia Benetton. La proposta, sull’onda dello sconcerto e della comprensibile rabbia popolare per il crollo del Morandi, trovò il favore di una gran parte della popolazione. Ma ben presto quell’idea si dimostrò irrealizzabile e allora la spinta demagogica dei grillini puntò sulla nazionalizzazione. Altra strada che si dimostrò subito impercorribile, altro tempo perso. Ecco allora la proposta di fare della società una partecipata dallo Stato attraverso la Cassa Depositi e Prestiti che ovviamente per entrare in possesso della quota di ASPI detenuta da Atlantia ha dovuto avanzare un’offerta economica che è stata quantificata in 9,1 miliardi. Nelle more della decisione del CdA, ecco però la sorpresa. Il gruppo Abertis di Florentino Perez, che controlla le autostrade spagnole, avanza una manifestazione di interesse per acquistare la quota ASPI di Atlantia al prezzo di 10 miliardi.  Quasi un miliardo in più dell’offerta di Cassa Depositi e Prestiti. Si dirà, niente di strano. Sono le regole del mercato. Il fatto è però che Abertis è una società controllata per il 50% più 1 azione proprio da Atlantia.

Vedremo come andrà a finire.  Ma fin da ora non si può non notare che se l’operazione andasse in porto si avrebbe il paradosso che Atlantia, controllata sempre da quei Benetton che, più  a ragione che a torto si voleva pagassero pegno per il disastro del Morandi, rientrerebbero in possesso, sia pure per quota parte, di ASPI con, sostanzialmente, una partita di giro di soldi che finirebbe per dare alla società Autostrade un valore molto al di sopra della realtà, tenendo conto ovviamente di quanto è successo e della scarsa manutenzione fatta nel tempo a tutto il sistema autostradale italiano.

E tutto questo, basta andare a rileggere i giornali e le prese di posizione del tempo, grazie all’impostazione voluta allora dai grillini e da quel faro del progressismo nostrano che risponde al nome di Giuseppe Conte.

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Info Giancarlo Magni

Giancarlo Magni, giornalista professionista, ha seguito per anni, a Roma, la vita politico-parlamentare. Ha lavorato nella carta stampata, nelle radio e nelle TV. In RAI è’ stato vice-caporedattore del TGR della Toscana. Dal 2012 al 2017 è stato Vice-Presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Toscana. Fa parte del Comitato Direttivo della Fondazione "F. Turati", una Onlus che gestisce Centri di Riabilitazione, Rsa e Centri per disabili. E' Presidente dell'ETS Raggio Verde che assiste minori e adulti affetti da autismo.

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