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Solo Riformisti

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Per battersi contro la scomparsa, magari graduale, della presenza secolare del Monte non basta invocare la sopravvivenza simbolica del marchio. Occorre che la banca conservi e aggiorni sue specifiche modalità operative su scala pure nazionale.

Il futuro di MPS

Per battersi contro la scomparsa, magari graduale, della presenza secolare del Monte non basta invocare la sopravvivenza simbolica del marchio. Occorre che la banca conservi e aggiorni sue specifiche modalità operative su scala pure nazionale.

10 Agosto 2021 da Roberto Barzanti Lascia un commento

Ha usato toni morbidi e ha tenuto aperte (quasi) tutte le ipotesi che circolano sul matrimonio tra Unicredit  e Mps. Nella conferenza stampa il sindaco di Siena Luigi De Mossi si è mostrato consapevole del ruolo non centrale che possono  svolgere oggi le istituzioni senesi e la stessa Regione Toscana, ma è stato fin troppo remissivo e vago. È fondamentale che il Comune agisca come capofila di tutti i soggetti e di tutte le forze coinvolte in una vicenda al tempo stesso nazionale e europea, locale e sociale. Nessuno pretende che il primo cittadino agisca in solitudine e faccia miracoli ma è doveroso che si formi una rappresentanza larga in grado di far valere le sue ragioni. Come ci si può limitare a confessare che il sindaco chiederà un incontro al Ministero , ma non sa se gli sarà accordato?

Le questioni sul tavolo sono molte e non possono essere accantonate o ignorate badando solo alle esigenze di Unicredit e a logiche finanziarie. La più spinosa è certo quella degli esuberi ed è da risolvere con misura tutelando al massimo i diritti del personale. Si parla per Mps di circa 6000 prepensionamenti su base volontaria (modello banche venete). Al di là della cifra da precisare viene in primo piano un tema strategico: la riconversione su scala regionale di un’economia che si è troppo adagiata su rendite e consuetudini ritenute scontate. Fino a che punto la Toscana ha saputo nella sua interezza cogliere le opportunità del PNRR? E il Comune di Siena quale visione ha del futuro della città , dell’avvenire della Grande Siena esaltata a parole? Alle domande del mitizzato “territorio” come si intende rispondere?  Un’ attitudine puramente difensiva non serve. E neppure progetti sporadici e dispersi. Anche per battersi contro la scomparsa, magari graduale, della presenza secolare del Monte non basta invocare la sopravvivenza simbolica del marchio. Occorre che l’antica banca conservi e aggiorni sue specifiche modalità operative su scala pure nazionale. Cioè che si inserisca in un contesto che non ne annulli l’identità . L’architettura da immaginare non sarà facile ma neppure è  inconcepibile. Del resto già si discute su eredità e scopi confacenti al tradizionale  insediamento di Rocca Salimbeni. Il Monte non può essere un supermercato dal quale comprare la merce che fa comodo. Ha ragione qui il sindaco quando dice che chiedere una congrua proroga dell’uscita del Tesoro alle autorità europee ha senso se essa è accompagnata da un piano industriale vigoroso e efficace.  Se no sarebbe prolungare un’agonia . Se una convicente prospettiva sarà definita, i sacrifici che direttamente e/o indirettamente ricadranno sui cittadini saranno accettati. È positivo che in primo piano sia venuta l’idea (ancora da verificare )  di un’aggregazione al posto di un Monte stand alone ma per celebrare gli sponsali c’ è ancora molto da approfondire. E nulla è da escludere in via pregiudiziale. I realismo di cui c’è bisogno non può  sorvolare su impegni anche etici. Non è il momento di individuare responsabilità e errori di valutazione rimettendosi a tracciare (semplificando per motivi elettoralistici) una storia tormentata. Ma prima di impiegare l’equivocabile e secco termine di “fusione” è onesto andarci piano. E inventare una realtà nella quale non si ignorino, o si dissolvano, conquiste raggiunte con passione e risultati da non consegnare agli archivi.

(questo articolo con il consenso dell’autore è ripreso dal “Corriere Fiorentino” del 3 agosto 2021

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Archiviato in:Redazionale

Info Roberto Barzanti

Roberto Barzanti (n. 1939) iscritto nel 1957 al Partito Socialista Italiano, dirigente della Federazione Giovanile Socialista Italiana, quindi membro del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria fin dalla sua fondazione nel 1964. Dal 1974 è esponente del Partito Comunista Italiano, del PDS, dei DS e pur aderendo alla prospettiva disegnata a Torino da Walter Veltroni nel giugno 2007 non confluì, nel successivo ottobre, nel Partito Democratico. Né ha fatto parte di altre formazioni politiche
È stato sindaco di Siena dal 1969 al 1974, quindi assessore nella giunta della Regione Toscana dal 1975 al 1979 con l'incarico degli affari generali e delle politiche europee. Successivamente è stato vicesindaco del comune di Siena fino al 1984.
È stato eletto al Parlamento europeo alle elezioni europee del 1984, e poi riconfermato nel 1989 e nel 1994, per le liste del PCI e del PDS. È stato vicepresidente del Parlamento europeo dal 14 gennaio 1992 al 18 luglio 1994.
Ha tenuto corsi su istituzioni e politiche audiovisive in Europa nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pisa e nella Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Siena, laurea specialistica in radiofonia.
Risiede a Siena, dove è stato presidente della Biblioteca comunale degli Intronati dal 2012 al 2018 . Attualmente è presidente dell’Accademia degli Intronati e presidente onorario delle Giornate degli Autori, associazioni di autori del mondo del cinema.

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