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Solo Riformisti

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I negazionisti

Nonostante l’evidenza dei fatti, qualcuno ancora minimizza. Il più illustre dei negazionisti italiani è Vittorio Sgarbi, nel quale sta prevalendo lo spirito del polemista a tutti i costi. L'importanza di ammettere di avere sbagliato.

23 Marzo 2020 da Roberto Riviello 1 commento

Evidentemente non è poco più di un’influenza, come tanti sostenevano fino a un paio di settimane di fa.Ora che in Italia ne muoiono al ritmo di 400-500 e finanche 793 al giorno, e in Lombardia non riescono neppure a cremare tutti i cadaveri e sono costretti a portarli altrove con i camion dell’esercito; ora che l’Europa intera ha chiuso le frontiere, oltre che le scuole, i giardini pubblici e tutto il resto; ora che persino Donald Trump ha dichiarato lo stato d’emergenza e il governatore dello Stato di New York ha chiesto ai cittadini di starsene a casa, sarebbe giusto pensare o dire apertamente:-Scusate, ci eravamo sbagliati –

Non ci sarebbe niente di cui vergognarsi ad ammetterlo, perché: chi poteva immaginare che nel Terzo Millennio iniziato già da un po’ ci si potesse ritrovare catapultati in questo incubo medievale, che ci fa ricordare le pagine di Boccaccio sulla peste del 1347?

Certamente il raffronto con la peste del Decamerone è solo una similitudine letteraria: allora la popolazione europea si ridusse di un terzo nell’arco di un anno; e non c’era niente, assolutamente niente che quelle genti potessero fare per salvarsi, se non chiudersi in casa, aspettare e pregare.

Anche noi siamo chiusi in casa, e abbiamo riscoperto l’uso della parola “quarantena”, inventata nella Repubblica di Venezia che attuò la sua pratica, costringendo gli equipaggi delle navi ad attendere quaranta giorni, in caso di pestilenza, prima di poter sbarcare in laguna.

Ma, nonostante l’evidenza dei fatti, qualcuno ancora minimizza. Ci sono i runners che non possono fare a meno della corsetta giornaliera, meglio se in coppia ( così ci si fa compagnia correndo). I fumatori incalliti – li vediamo – si ritrovano davanti alle tabaccherie, ma non in fila e distanziati come al supermercato; no, loro fanno il gruppetto e, mentre aspettano di entrare, fumano una sigaretta e scambiano due chiacchiere.

Sembra che a Napoli qualche studente universitario in procinto di laurearsi stia già pensando di organizzare la sua festa di laurea: a questi, il governatore della Campania De Luca, in un bel video pubblico, ha promesso di mandare i carabinieri “coi lanciafiamme”; e come dargli torto?

Poi ci sono i veri e propri negazionisti: i teorici del “nessuno muore di Coronavirus, muoiono solo i vecchi che hanno svariate altre patologie”. Il più illustre dei negazionisti italiani è Vittorio Sgarbi, che ha espresso la sua opinione sia in televisione che su Facebook.

Per chi non avesse familiarità col termine “negazionismo”, ricordo che non viene usato per indicare i ricercatori che hanno fatto serie e documentate indagini storiografiche, portando alla luce aspetti nuovi di eventi passati o valutazioni controcorrente, come nel caso – giusto per fare un esempio notissimo in Italia – di Renzo De Felice con i suoi fondamentali studi sul fascismo; ma per definire coloro che si limitano a negare l’esistenza di un fatto storico, partendo da una posizione fortemente caratterizzata in senso ideologico. 

I negazionisti della Shoah (tra i quali ci sono alcuni professori e scrittori di un certo livello, anche se la maggior parte di essi sono semplicemente dei neonazisti) hanno negato l’esistenza delle camere a gas di Auschwitz; hanno negato la veridicità del Diario di Anna Frank; hanno negato che Hitler fosse a conoscenza dello sterminio del popolo ebraico. Così come i negazionisti delle foibe continuano a non riconoscere che i resti di migliaia di italiani uccisi, e ritrovati nelle cavità carsiche del Friuli, siano stati opera dei partigiani titini alla fine della seconda guerra mondiale.

Ritorniamo alla formulazione del negazionismo più attuale, quello del Coronavirus, secondo il quale muoiono solo gli anziani che hanno altre patologie, e non le persone di sana e robusta costituzione. La dottoressa Maria Rita Gismonda, virologa, a cui Sgarbi esplicitamente si richiama, sostiene infatti che “non si muore di Coronavirus, ma con il Coronavirus”.

Perché li ritengo dei negazionisti, dal punto di vista teorico simili a quelli che rifiutano di credere alle camere a gas dei lager nazisti?Perché essi, sostenendo la tesi sopra esposta, di fatto vogliono negare l’estrema pericolosità dell’epidemia, anzi della pandemia, secondo la definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità); e quindi derubricarla a malattia stagionale, da cui si guarisce facilmente e che andrà spontaneamente a scomparire con l’arrivo della bella stagione.

Non sono uno scienziato, come non lo è Vittorio Sgarbi, che stimo moltissimo sotto il profilo di critico e storico dell’arte. E per questo mi limito a contestare il suo ragionamento solo sul piano logico:sostenere che i morti da Coronavirus sono tutti vecchi con altre patologie, per cui non sarebbe questo la vera causa dei numerosi decessi giornalieri, è come dire che, visto che solo una parte degli ebrei nei lager morirono nelle camere a gas e tutti gli altri morirono per malattie varie (la lista sarebbe lunghissima da fare), la fame e il freddo, Hitler e le SS non furono i diretti responsabili e la causa di sei milioni di morti.

Mi sembra che entrambi i ragionamenti contrastino non solo col senso comune, ma soprattuto con l’evidenza dei fatti.

I negazionisti della Shoah, lo abbiamo detto, hanno una motivazione ideologica, che consiste nelle loro posizioni di destra estrema o apertamente antisemite, come per l’ex presidente dell’Iran Ahmadinejad. Quale sia la motivazione ideologica che spinge un brillante intellettuale come Sgarbi a sostenere la tesi negazionista sulle morti da Corononavirus, non è dato saperlo. Ma forse, in questo caso, ha semplicemente prevalso in lui lo spirito del polemista a tutti i costi; anche a costo di dire una sciocchezza.

 

 

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Info Roberto Riviello

R.R. nel 1978 si è laureato in Filosofia nell'Università di Firenze ed ha sempre insegnato negli istituti secondari della Toscana. Ha scritto per la radio, il cinema e il teatro. Trascorre il suo tempo libero passeggiando in campagna. È appassionato di storia, arte e cucina.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Alessandro dice

    28 Marzo 2020 alle 03:15

    In un momento in cui l’Italia si scopre sì il paese più colpito del pianeta dalla pandemia ma si rivela anche il Paese dove il Parlamento non esiste più, sostanzialmente e formalmente, dove la costituzione è smantellata a colpi di atti amministrativi, dal presidente del consiglio dei ministri all’ultimo dei sindaci per guadagnarsi qualche apparizione dalla D’Urso, dove si ritorna a fare concertazioni sociali con il governo per spuntare quante più chiusure di attività economiche, dove chi fa una corsetta o una passeggiata solitaria per strada rischia multe e carcere nonché il ludibrio e la lapidazione di un popolo che ha abdicato alla sua sovranità e implora reclusione per paura dell’Apocalisse, etc…. criticare un personaggio come Sgarbi, solo perché ha detto idiosincraticamente la sua sulla pandemia (richiamando tra l’altro a supporto anche pareri di virologi di vaglia che hanno poi ritrattato le precedenti dichiarazioni senza aggiungere che si fossero sbagliati) fino al punto di paragonarlo a un negazionista della Shoah di matrice ideologica di destra, beh, porta a chiedersi se sia da intellettuale di sinistra riformista o sardinista/conformista.

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