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El piscinin che l’è un gigant

Il ricordo personale di Carlo Tognoli della presidente del Centro Studi Grande Milano,   Daniela Mainini. Con lui c’era la forza di un dialogo pacato e costruttivo, figlio di quel riformismo socialista e meneghino che  Carlo elargiva a fiumi.

15 Marzo 2021 da Daniela Mainini Lascia un commento

AMARE MILANO perché? fu uno dei primi progetti a cui mi dedicai dopo che Carlo Tognoli ci donò il marchio perché fosse sempre segno distintivo di chi ha nel cuore il destino di Milano.

Disse poche parole: “credo che il Centro Studi ne farà buon uso e io ne sarò felice”. È andata così, Carlo, ne abbiamo fatto e ne faremo buon uso.

Più volte l’ho pubblicamente ringraziato di questo gesto tanto generoso, ma lui mi rimproverava sempre, “non devi ringraziarmi, ormai è del Centro Studi e dunque nostro” …non sapeva quanto mi rendesse felice quell’espressione, molto di più di quanto io sia mai riuscita a esprimergli. Perché lui era così, schivo negli affetti, ironico, garbato. Mi sono spesso chiesta se anche la bontà fosse una caratteristica del suo carattere o meglio mi sono chiesta se un politico di professione possa consentirsi il lusso di essere buono, se l’amarezza degli attacchi avversari possano consentirti di continuare ad esserlo e sono arrivata alla conclusione che lui fosse buonissimo con chi ne aveva davvero bisogno, perché, se ti sapeva forte, non ti faceva “smancerie” pur essendo capace di gesti tenerissimi per tutti.

Detestava i festeggiamenti personali e, conoscendomi, mi ammoniva: “non ti venga in mente di festeggiare i miei 80 anni e poi non sarò a Milano”, ma quando, nell’occasione, coordinammo le testimonianze nella pubblicazione i “Grandi 80” con le voci di tutta la città, mi lasciò uno scritto meraviglioso pieno di gratitudine che conservo e che termina con “non lo dimenticherò , Carlo” e in quel Carlo c’era la confidenza finalmente concessa da parte di un uomo che per anni aveva firmato spesso solo Tognoli.

Con lui c’era la forza di un dialogo pacato e costruttivo, figlio di quel riformismo socialista e meneghino che  Carlo elargiva a fiumi,  come i suoi insegnamenti che mettevano sempre d’accordo tutti. Negli anni ci siamo occupati di città metropolitana, di cultura, di mostre, di politica, di concerti, di onorificenze e insomma della nostra Grande Milano.

Devo la nostra conoscenza e amicizia alla presidenza del Centro Studi che è stata, con tanti amici, la sua casa negli ultimi vent’anni, la casa del pensiero libero, quella svelenita, quella dell’avvicinamento del pensiero liberal socialista e liberal cattolico, la casa che da sempre lo accolse con entusiasmo anche negli anni post tangentopoli in una Milano che non ti consentiva di parlare e ti perseguitava se avevi grammi di sangue socialista nelle vene.

Ma credo di aver avuto il vero affetto quando con tutte le mie forze ho lottato con lui in un’Aula giudiziaria per togliergli l’assurda accusa del processo dell’amianto alla Scala in udienza preliminare. Abbiamo passato pomeriggi interi a guardare carte, commentare passaggi, assaporando nell’amarezza dell’accusa, la bellezza della conoscenza e dell’intelligenza raffinata dell’interlocutore sapiente. L’assoluzione in udienza preliminare per Carlo Tognoli rimane uno dei momenti più esaltanti della mia vita professionale, di cui notoriamente amo parlare poco: sento ancora il sapore del buon vino consumato a mezzogiorno di quel memorabile momento.

Mi ha sempre sostenuto, generosamente, nelle mie brevi esperienze politiche, indirizzandomi e prendendo posizione con generosità. Ha gestito il forum dei Sindaci nel Centro Studi Grande Milano (ben sette sino a questo maledettissimo anno) ben consapevole che tutti, ma proprio tutti, consideravano la sua leadership indiscussa, sempre indicando ciò che era giusto e corretto fare come la sua attenzione nei dettagli riecheggia nel “non per scocciare Daniela, ma metti Albertini prima di me, non fosse altro che per l’ ordine alfabetico” e così strappavi sempre un sorriso.

Il 2020, causa la pandemia che ti ha portato via, è stato l’anno nel quale ci siamo scritti di più, solo di questo ringrazio il nemico, perché gli scritti rimangono, come la tua ultima intervista, il tuo ringraziamento “per tutti i messaggi carichi di sentimenti e di ‘cultura della vita’ che il Centro Studi trasmette agli associati in tempo di pandemia” e quel meraviglioso pezzo ironico e sdrammatizzante sulle 5 giornate di Milano che volevi che pubblicassi con lo pseudonimo di ‘el piscinin de Milan’ mentre io volevo da te l’autorizzazione a firmare “el piscinin che l’è un gigant” che non mi hai dato.

E dunque AMAREMILANO perché?  Ora finalmente lo so: perché così abbiamo tutti amato te.

Grazie Carlo , non ti dimenticherò mai.

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