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Solo Riformisti

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Come al tempo della peste

Siamo andati sulla luna ma l’unguento degli “untori” ha resistito ai secoli con l’aggravante di passare da superstizione del popolino a strumento con cui uomini di potere cercano di pilotare il popolo.

1 Marzo 2020 da Stefano Bargellini Lascia un commento

“Si diceva composto, quel veleno, di rospi, di serpenti, di bava e di materia d’appestati, di peggio, di tutto ciò che selvagge e stravolte fantasie sapessero trovar di sozzo e d’atroce. Vi s’aggiunsero poi le malìe [stregonerie], per le quali ogni effetto diveniva possibile, ogni obiezione perdeva la forza, si scioglieva ogni difficoltà”.

Così Alessandro Manzoni descrive l’intruglio usato dagli “Untori” per diffondere la peste del 1630 che, anche allora, colpì tutto il nord ed arrivò fino a lambire Pistoia.

Da allora l’uomo è andato sulla Luna e la scienza ha rivoltato più volte il mondo da capo a piedi.

Anziché di rospi e serpenti oggi si parla un linguaggio diverso, meno pittoresco, quello appunto della scienza: 2019-nCoV (SARS-CoV-2), cioè Coronavirus, qualcosa di molto, molto meno temibile della peste.

Eppure evidentemente quel lezzume che componeva la pomatina degli untori è rimasto attaccato agli usci di qualcuno, ha resistito ai secoli con l’aggravante di passare da superstizione del popolino nel ‘600 a strumento con cui uomini di potere, oggi, cercano di intimorire e pilotare il popolo. Quando (e qui siamo messi molto peggio che non all’epoca descritta dal Manzoni: oggi anche le supreme cazzate hanno come palcoscenico il mondo) … quando si vede il presidente della regione Lombardia con la mascherina o quello del Veneto, ancora più esilarante, che rivela al mondo intero di aver visto “i cinesi mangiare i topi vivi o roba del genere” (poi pare si sia scusato), domando che differenza c’è tra dire che la peste del ‘600 era diffusa dagli “Untori”, e dire che il Coronavirus del 2020 è diffuso dai cinesi che mangiano topi vivi?

Non ha alcun senso obiettare che di sicuro anche Zaia crede nella biologia moderna e non negli untori, perché quel che conta è che abbia fatto ricorso per far colpo, convincere le persone, individuare la causa (topi vivi), additare il nemico (i cinesi che li mangiano), agli stessi stilemi linguistici, cioè agli stessi strumenti comunicativi idonei a sollevare, impressionare, radicalizzare il popolo come se si fosse nel ‘600 funestato dalla peste.

Nel ‘600 Zaia lo avrebbero capito e seguito subito tutti, ed è proprio questo il dramma.

Anche un bambino credo si renderebbe facilmente conto che il presidente della Lombardia con la mascherina e quello del Veneto con i topi vivi fanno innanzitutto un danno alla loro regione: dopo che hai impressionato e offeso tutti i cinesi del mondo, vuoi vendergli il prosecco?

Come fanno a non rendersene conto?

E’ che, in questa lotta di pulsioni contrastanti: vendere il prosecco o aizzare contro un nemico; promuovere il Pino Grigio o suscitare odio contro il diverso, prevale nell’immediato sempre l’istinto primario, quello razzisteggiante.

Poi ti telefonano gli imprenditori che esportano, incazzati neri ed allora chiedi scusa.

Così si spiega anche l’oscillare del leader maximo, uno che ha fatto la campagna elettorale per abolire l’obbligatorietà dei vaccini e che sulle prime, sotto la pulsione immediata di odio e paura, vuole sigillare tutto, non entra nulla neanche una noce di cocco, poi … aprite, aprite.

Tutto questo oscillare, smaniare, portare alle stelle, mi fa pensare ad una differenza con altre epidemie.

Aids: milioni di morti. Te lo sei beccato a seguito di comportamenti che potevi evitare, un tipo di vita condannato dai precetti morali, raccogli quello che hai seminato. La percezione del problema è nata così: è stato il tuo comportamento sessuale a creare l’infezione, con chi vuoi prendertela?

Influenza: si parla di 6.500.000 infettati in Italia nel 2020 con 200/250 decessi al giorno, ha fatto un briciolo di notizia? No perché è considerata una sciagura naturale, come dire: “Piove troppo, tira troppo vento e che ci possiamo fare”.

L’epidemia attuale, il Coronavirus, invece è un caso diverso dai precedenti.

Nasce infatti come qualcosa di cui si può incolpare l’ “Altro”: governo cinese, cinesi che mangiano topi vivi, ma anche governo italiano, l’ospedale di Codogno che non avrebbe rispettato i protocolli, partiti politici, singoli leader.

Insomma, mentre sulla comune influenza in genere si può solo stringere le spalle, su questo secondo nuovo tipo di influenza, signori e signore CI SI PUO’ FARE SOPRA LOTTA POLITICA.

Per questo se ne parla tantissimo e si allarma tutti più del necessario, nessuno vuole essere incolpato e semmai cerca di gettare le responsabilità sull’avversario.

Primo obiettivo, lo dirò in francese, pararsi il culo …

Secondo obiettivo: fare più danni possibile all’avversario politico.

I timbri e le tonalità della narrazione sul Coronavirus sono dettatati da questo carattere di cosa nata già gettata in pasto al gioco politico.

Ah! Bella semplice e pura influenza vissuta come calamità naturale.

 

 

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Info Stefano Bargellini

Stefano Bargellini, anni sessantotto, si è laureato nel 1976, con il massimo dei voti e lode, alla facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” di Firenze. Dopo un breve periodo di insegnamento, è stato dirigente amministrativo presso il comune di Pescia e funzionario in quello di Pistoia. E’ da alcuni anni in pensione, ma non ha mai smesso di studiare né di interessarsi ai problemi politici e sociali

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