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La strategia del Cav. per tentare la scalata al Colle. Punto primo: togliere dalla corsa il candidato più pericoloso, Draghi, garantendogli ora la permanenza a Palazzo Chigi e poi la Commissione Europea.

Berlusconi punta al Colle

La strategia del Cav. per tentare la scalata al Colle. Punto primo: togliere dalla corsa il candidato più pericoloso, Draghi, garantendogli ora la permanenza a Palazzo Chigi e poi la Commissione Europea.

20 Novembre 2021 da Daniele Marchetti Lascia un commento

Tra indiscrezioni dettate, veline diffuse ad arte e frasi “sfuggite” ai sodali, Silvio Berlusconi delinea in modo chiarissimo la posizione di Forza Italia su tutte le questioni in campo: sostegno al Governo, rapporto (anche in vista delle prossime amministrative) con gli alleati e, soprattutto, la corsa al Quirinale.

C’è di tutto nelle parole pronunciate dal Cavaliere di fronte ai coordinatori regionali azzurri. Innanzitutto, il bastone e la carota per Matteo Salvini e Giorgia Meloni: «Nessuno di noi immagina né di subire l’egemonia dei nostri alleati, né di costruire alleanze alternative e fuori dal centrodestra». Tradotto: attenzione a sottovalutare Forza Italia!

Quindi l’immancabile lusinga e la rassicurazione per i parlamentari di prima nomina: «Siamo i primi sostenitori del governo Draghi che proprio noi abbiamo voluto e che deve continuare a governare fino al 2023. Sappiamo che l’unità nazionale è una soluzione temporanea e che alle elezioni si tornerà alla contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra».

Poi la bomba (assai ambigua): «Ma speriamo che Draghi possa svolgere una funzione importante anche dopo» accompagnata ad una sottile ma formidabile precisazione: «Draghi funziona in Italia, in Europa e nel mondo».

Infine l’affondo (sotto forma di scherno): «Sento che si fa il mio nome per il Quirinale; una candidatura che mi onora ma che non ho chiesto e che non sollecito in alcun modo ma che sarebbe comunque una dimostrazione della nostra centralità.» e l’ennesima precisazione: «ma nessun giro a vuoto. La mia storia non lo permette».

Tutto specchiato tranne l’avverbio. Tutto si gioca su quel “dopo”. Dopo cosa? Dopo il 2023 (come molti lo hanno interpretato) oppure dopo le elezioni?

Silvio Berlusconi si lascia tutte le porte aperte con quel “dopo” ma non certo per fare la “staffetta” a Mario Draghi come ipotizzato da Alberto Gentili, bensì per l’opposto ovvero per far demordere il Premier dalla corsa al Colle più Alto.

Il Cav. sembra intendere: se tu Mario Draghi ti farai da parte e sarò io il 13° Presidente della Repubblica, potrai contare sul mio appoggio sia per portare a termine il lavoro di Presidente del Consiglio fino al 2023 sia per un posto di prestigio in Europa come possibile Presidente della Commissione (nel 2025).

Ma quel “dopo” potrebbe avere un altro valore assai meno personale e molto più politico. Non riferito alla persona del Presidente azzurro quanto alla posizione di Forza Italia in Parlamento.

Infatti quel “dopo” viene pronunciato successivamente alle considerazioni sulla divisione elettorale come dire: alle elezioni andremo divisi, ma dopo tutto potrebbe essere possibile anche una nuova “unità nazionale” e, comunque, per Forza Italia Mario Draghi resta il papabile nuovo Presidente del Consiglio. Sempre che abbia rinunciato -per tempo- alla corsa al Quirinale.

Uomo avvisato….

 

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Info Daniele Marchetti

Daniele Marchetti (Lucca, 1965) risiede a Firenze. Laureato in scienze biologiche, specializzato in epistemologia nell'Università di Pisa e perfezionato in bioetica e biotecnologie nell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, dal 1997 è abilitato alla professione di biologo e dal 2003 è giornalista iscritto all'Ordine della Toscana. Già ricercatore nell'Università di Firenze e titolare di una borsa di ricerca del ministero degli Esteri, nel 2001 entra in Consiglio regionale della Toscana come funzionario e nel 2009 guida, con la carica di dirigente, una segreteria istituzionale. Dal 2010 è stato responsabile dell'ufficio stampa di un gruppo consiliare.

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