All’interno di un quadro alquanto desolante di assenza di leadership a livello europeo – soprattutto all’interno della grande famiglia dei socialisti -, ci ha provato Emmanuel Macron, nel recente vertice di Parigi, a dare un segnale forte e chiaro, abbattendo il tabù ormai risalente al secolo scorso di un’Europa pacifista e non interventista, e ipotizzando una missione armata di una coalizione di Paesi europei sui campi di battaglia dell’Ucraina. Non certo l’intervento della NATO nel suo insieme, previsto solo per difendere uno dei “soci” dall’attacco di una potenza straniera, ma comunque una presenza concreta di soldati inviati dalle democrazie europee per sostenere l’Ucraina in un momento di evidente difficoltà.
Questa è la proposta del Presidente francese, che al momento sembrerebbe più una provocazione, tanto è vero che sono subito arrivate le dichiarazioni tranquillizzanti del Segretario generale della NATO Stoltenberg e di vari ministri degli Esteri, in primis il nostro Tajani che ancora si muove nella scia del berlusconismo neutralista in politica estera.
Non c’è dubbio che alle orecchie di tutti noi, nati e cresciuti nel contesto di una cultura antimilitarista e antibellicista, giustificata prima dall’equilibrio delle due super-potenze durante la Guerra Fredda e poi dalla caduta del Muro di Berlino e dalla fine dell’Unione Sovietica, la proposta/provocazione di Macron risuoni come pericolosa e allarmante. Eppure, se analizziamo realisticamente questo periodo storico, dobbiamo ammettere che la guerra scatenata dalla Russia contro una democrazia situata alle porte della UE ha cambiato radicalmente la geopolitica e finanche la nostra percezione dell’oggi e del domani. Perché, se una potenza illiberale come la Russia di Putin, membro del Consiglio di sicurezza dell’ONU, può violare mediante un’invasione militare la sovranità di un Paese libero, praticamente come avvenne nel 1939 quando la Germania nazista invase la Polonia, questo non solo ci riporta psicologicamente ad un’epoca che credevamo finita per sempre, ma stabilisce un nuovo criterio di relazioni internazionali non più fondato sul diritto e la diplomazia, bensì sulla prevaricazione e la violenza.
Per questo Macron ha lucidamente posto il problema: i Paesi europei, che finora hanno sostenuto l’Ucraina inviando soldi e armamenti, devono essere pronti a difendere i confini dell’Europa, di cui l’Ucraina è ormai parte integrante e non solo idealmente, fino in fondo, in primo luogo costruendo una valida difesa comune europea.
Il pericolo di una prossima aggressione da parte della Russia a uno dei nostri Paesi, che sia la Polonia piuttosto che la Lituania o la Lettonia, è ormai diventata una ipotesi tragicamente possibile. Perché Putin è un leader chiaramente determinato a espandere l’egemonia della Russia verso Occidente. E questo è un dato di fatto che ci costringe a prepararci: la difesa dell’Europa e della democrazia inizia proprio sui campi di battaglia dell’Ucraina.
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