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Solo Riformisti

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Maggioranze come in giostra

Comunque si pensi, il ribaltone d’agosto non può non lasciarci frastornati. Il nostro giornale apre un dibattitto. In questo numero molti punti di vista e, in apertura, una riflessione sul futuro.

12 Settembre 2019 da Luciano Pallini Lascia un commento

E’ stata una fortuna trascorrere il mese d’agosto lontano dal caldo africano che avvolgeva il paese, lontano dalle cronache quotidiane che ne raccontavano minuto per minuto le vicende della politica: anche per scelta poco connesso, ne avevo solo frammentarie notizie.

Al rientro mi sono ritrovato immerso nel Grande Luna Park nazionale: come fossi salito su grandi montagne russe  a vertiginose ascese facevano seguito cadute mozzafiato fino alla meraviglia delle meraviglie, il Giro della morte che scatenava le grida tra entusiaste ed impaurite di chi vi si trovava sopra.

Una volta disceso, confesso che mi sono ritrovato barcollante, con le vertigini, disorientato: cosa era successo? Cosa stava e sta succedendo?

Non ho avuto modo di riflettere a fondo sui recenti accadimenti ma posso dirvi le  impressioni di settembre, una ricostruzione ovviamente parziale che nella sua tendenziosità spero stimoli più meditati interventi.

La prima impressione è che  di fronte alla paralisi del governo gialloverde con Salvini impegnato ad affermare la sua leadership – fino alla sgangherata richiesta di pieni poteri da parte di Salvini –   ed i Cinquestelle in stato confusionale  nel PD   sulle ragioni della politica  abbiano prevalso le mosse tattiche dello scontro politico interno.

Alla fine di una partita sufficientemente confusa, nella quale alla proposta di Renzi per un governo istituzionale per evitare l’aumento dell’IVA ed il disinnesco dell’emergenza economica, Zingaretti e la maggioranza del PD hanno proposto un completo ribaltamento della strategia politica del partito con un’alleanza di legislatura con i cinque stelle. Come ha scritto Umberto Minopoli in un suo post, “per motivare e fare accettare un cambio di alleanze del Pd, una svolta politica strategica, un patto politico “innaturale” con i 5 Stelle e con l’estrema sinistra si eè stravolta la tua posizione iniziale. Si è ingigantito il carattere “emergenziale”, di guerra civile a parole a Salvini. Contro il quale qualunque mezzo, soluzione politica, svolta di alleanze era consentita. Chi si oppone a questa narrazione (vedi Calenda) è etichettato come salviniano e fascista , da fanatici inferociti”

Gli elettori sono considerati figli di un dio minore, bisognosi di tutela, non in grado di scegliere e votare se non alle scadenze ordinarie: eppure nel 1996 e nel 2008 si erano già avute anche nella Seconda repubblica interruzioni anticipate della legislatura con il ricorso alle urne.

La richiesta  sgangherata di Salvini esprimeva il tema  che da trent’anni interroga la politica nel nostro paese: come assicurare la governabilità per consentire quei processi di innovazione irrinunciabili per assicurare la competitività del sistema paese, assicurarne la collocazione su un sentiero di crescita sostenuto e sostenibile nel tempo, garantire adattandole alle ragioni della demografia le conquiste del welfare.

Tre commissioni bicamerali si sono susseguite, due importanti riforme costituzionali  approvate in parlamento non hanno trovato il consenso popolare nei referendum  confermativi: chi si è misurato su questi temi è stato etichettato sbrigativamente come protofascista o fascista (lo stesso usato per il De Gaulle che riformò la Repubblica francese), è la scomunica con cui si vuole escludere dalla comunità civile e politica chi non si adatta alla narrazione di una Italia immaginaria.

La nuova alleanza PD- LeU, Cinquestelle suscita emozioni a sinistra: padri e figli si ritrovano: si erano smarriti ma ora la Cosa Rossa può tornare: i sondaggisti ne sommano i voti dimenticando che mentre a destra nelle coalizioni prevale la forza centripeta a sinistra avviene esattamente l’opposto, prevalgono le spinte centrifughe ed i distinguo.

Per rafforzare questa alleanza  si accetta di trattare la Costituzione  come merce di scambio, come materia vile che si può piegare a piacimento  ma non basta, serve anche una nuova legge elettorale che applichi il proporzionale puro e cancelli ogni velleità di sistema comunque maggioritario: la governabilità non è una questione rilevante per la nuova Cosa Rossa ( ma Prodi e Veltroni hanno già manifestato la loro opposizione)   che la considera fondamentale invece per impedire che si affermi in Italia –  per via elettorale –   un nuovo regime fascista: che pessimo giudizio implica sulla ultrasettantennale repubblica che non avrebbe saputo conquistare menti e cuore alle cause della libertà  e della democrazia. Molto più semplicemente vale  quello che scriveva nel 1944 Luigi Einaudi “In fondo la proporzionale è il trionfo delle minoranze; ognuna delle quali ricatta le altre ed il governo, il quale dovrebbe essere l’espressione della maggioranza, per costringere parlamentari e governi a votare e proporre leggi volute dai singoli gruppi”.

Non ditemi che alla fine di questa  giostra non c’era e non c’è da essere disorientati.

 

 

 

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Info Luciano Pallini

Laureato in Economia e commercio all’università di Firenze con il massimo dei voti e la lode, Luciano Pallini è stato dal 1970 al 1975 responsabile dell’Ufficio studi del Comune di Pistoia. Qui, dal 1975 al 1988, ha ricoperto diverse cariche elettive. Già componente del consiglio di amministrazione dell’Irpet e della S.a.t. “Galileo Galilei” di Pisa, svolge da trent'anni attività di consulenza alle imprese e di ricerca economica. Attualmente svolge attività di coordinamento del Centro studi Ance Toscana e del Centro studi della Fondazione Filippo Turati. Presiede inoltre l’associazione E.s.t. (Economia società territorio) con la quale realizza progetti di sviluppo basati sulle risorse locali, in particolare i beni culturali.

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