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Solo Riformisti

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La politica dell’identità

Contro i cambiamenti e per l’identità. Sono queste le carte vincenti del governo gialloverde che punta a togliere le questioni economiche dall’agenda politica.

30 Aprile 2019 da Alberto Mingardi Lascia un commento

Matteo Salvini è un leader politico di un’abilità straordinaria perché uno che prende un partito al 4% e lo porta al 37%, deve necessariamente essere di un’abilità straordinaria, e lo è anche per la sua capacità di costruire un legame profondo con l’elettorato e, per ora almeno, di continuare a tenerselo stretto. Penso che se c’è un oggetto contro il quale in questi anni Salvini ha costruito la sua carriera questo è proprio rappresentato dalle riforme. In buona parte questo governo è fatto di persone che hanno “venduto” agli elettori, hanno proposto come novità una valutazione positiva dell’eccezionalismo italiano. Tutte le grandi fasi politiche della nostra storia, ma ci mettiamo dentro anche il fascismo, ci mettiamo dentro sicuramente anche Berlusconi, ci mettiamo dentro il centro-sinistra, tutte le grandi fasi politiche nella storia italiana hanno avuto un eterno, unico  obiettivo: la modernizzazione del Paese. Il Paese si unifica tardi, con un sacco di problemi. L’idea è sempre quella di trovare il modo di prendere la rincorsa e di avvicinarsi agli altri. Questo invece è un Governo che costruisce la sua retorica sul fatto che l’Italia, non gli italiani, va bene così com’è. E ciò che è successo di peggio negli ultimi anni è stata la riforma Fornero, cioè è stato un tentativo di portare un pezzo importante e costoso del sistema , cioè il sistema previdenziale, le pensioni, in sicurezza. Così da essere almeno su quello, per una volta, nel gruppo di testa e non nel gruppo di coda in Europa. L’idea di questo governo è che l’Italia va bene com’è. Tutto quello che può e deve essere fatto deve servire a mantenere l’Italia così com’è. Va bene la dimensione d’impresa, va bene il Sud com’ è adesso, non deve cercare di cambiare, dobbiamo solo lavorare per mantenerlo nella maniera più capillare e efficiente possibile, ecco allora il reddito di cittadinanza. La scommessa questa volta è che la cosa che proprio non va fatta sono le riforme. Da questo punto di vista di Salvini e Di Maio si può pensare tutto il male del mondo ma c’è una cosa di cui va dato loro  atto. Da quando sono arrivati al governo, hanno cercato di essere fedeli alla vera promessa fatta in campagna elettorale che era quella di mantenere quanto più possibile il Paese così com’è. Quindi questo è si un governo del cambiamento ma rispetto alla retorica del cambiamento che fino ad ieri è stata molto forte. Quindi io non penso che ci fosse nessuna possibilità di vedere delle novità, da parte di questa maggioranza. Anche la proposta più innovativa, la flat tax della Lega era una cosa evidentemente inattuabile, gli elettori della Lega lo sapevano benissimo, per gli elettori della Lega, come del resto in passato per gli elettori di Berlusconi, non era importante che la flat tax fosse attuabile. Il ragionamento tutto sommato era questo: io voto per questo partito che mi propone di abbassare le tasse ad un livello e in una misura che non è possibile fare perché almeno sono sicuro che non me le alzerà. Anche se ora la pressione fiscale un po’ cresce, in realtà non cresce per i gruppi che sostengono il governo che hanno invece avuto dei vantaggi, ancora una volta a scapito della coerenza e della linearità del sistema fiscale nel suo complesso.

Non prendiamoci in giro, battendo così forte sul tema dell’immigrazione Salvini non ha fatto altro che accelerare un processo attraverso il quale le questioni economiche vengono tolte dall’agenda politica. La sua massima scommessa è stata: evitiamo di parlare di cose come le riforme che tanto la destra non è capace a farle, e cerchiamo invece di parlare di identità.

Questo è un trend non solo italiano: la prevalenza della politica dell’identità. Dividiamoci su cose come l’immigrazione e i diritti civili, sui quali fra l’altro le passioni sono molto più forti, e  non presentiamo proposte e idee di policy che siano attuabili qui ed ora. La stessa cosa sta succedendo in Spagna sulla questione catalana, la stessa cosa accade negli Stati Uniti, e accade sempre di più  anche per la deriva che hanno preso i Democratici. C’è uno spostamento   da un dibattito sulle cose, per le quali un politico lo si può valutare, ad un dibattito sulle idee, in questo caso l’identità. E questa è una cosa che ai politici piace molto perché fra l’altro l’identità è un qualcosa  che  è difficile cristallizzare in provvedimenti e poi non è neanche questa la cosa più importante. A me elettore infatti  non interessa tanto che Salvini proibisca l’aborto, so che è una cosa che oggi non si può fare, però nel momento che va al congresso delle famiglie io lo sento affine e allora voto per lui. E’ questo il modo in cui sta cambiando la politica da noi, e non solo da noi. Ed è una cosa che ai politici piace moltissimo perché a tutti noi piace lavorare senza poi essere valutati sui risultati.

 

 

*Questo testo è la trascrizione di una parte dell’intervento che Alberto Mingardi ha fatto a Pistoia martedì 23 aprile alla libreria Lo Spazio di Via dell’Ospizio in occasione della presentazione del suo libro “La verità, vi prego, sul neoliberismo”. L’iniziativa era stata organizzata dall’Associazione Energie Nove.

La trascrizione è stata fatta lasciando volutamente il periodare tipico del parlato.

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Info Alberto Mingardi

Si è laureato in “Scienze Politiche” presso l’Università degli Studi di Pavia. Presso la medesima università ha inoltre conseguito un Dottorato di Ricerca in “Analisi Comparata delle Democrazie”. E’ direttore dell’Istituto Bruno Leoni, un centro studi che promuove le idee liberali. Giornalista e saggista ha scritto numerosi libri l’ultimo die quali è “la verità, vi prego, sul neoliberismo”. insegna alla IULM e all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. E' visiting professor alla Universidad Francisco Marroquin dal 2017 e presidential fellow all'Economic Science Institute dal 2018.

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