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Solo Riformisti

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Il riscatto passa dallo studio

In tante parti del mondo le donne devono ancora conquistare il loro posto nella società. Per molti questo significa sovvertire l’ordine costituito. Solo lo studio può costituire il mezzo del riscatto.

4 Ottobre 2019 da Eugenia Vanis Lascia un commento

L’hanno buttata giù della jeep su cui viaggiava, Hevrin Khalaf, ingegnere, donna, segretario generale del partito Futuro siriano, bellissima. In prima fila per il processo di pacificazione di quella martoriata parte di mondo. Non una morte indistinta la sua, di quelle che stanno piovendo dal cielo o dai mortai contro una popolazione fiera nonostante sia inerme.

No, lei andava punita in modo esemplare, secondo il copione che si riserva alle donne che osano alzare la testa: non rammento i truci particolari, fin troppo descritti. Faceva paura la sua cultura, perché capace di aprire le menti ad altre e spingere ad emularla.

E l’hanno uccisa nel deserto.

Si è buttata giù dell’ultimo piano del palazzo popolare dove abitava con la sua famiglia la giovane studentessa marocchina che si è uccisa poco tempo fa a Monsummano; pare non sopportasse più i pesanti dileggi delle sue compagne di università, quella prestigiosa facoltà romana a cui aveva potuto accedere grazie a una cospicua una borsa di studio faticosamente guadagnata. Ma non era il suo posto, quello: troppo inadeguata agli standard di bellezza, omologazione, supponenza che caratterizza la nostra “meglio gioventù”. Troppo brava negli esami, nonostante tutto. Non si perdona nulla, a chi vuol salire.

Non le è bastato dunque l’amore per lo studio, fortemente perseguito e dove pare eccellesse: la cultura ancora una volta ha fatto paura, e lei non ha avuto la forza di resistere all’onda d’urto che la stava travolgendo.

Il suo corpo riposa ora in Marocco; via, via da questa cattiva gente!

Sono impropri accostamenti, quelli che propongo? Forse, ma il germe dell’invidia, l’idea che evolversi voglia dire sovvertire un ordine precostituito ed immutabile, peccare di hybris è una colpa per troppi  da estirpare.

Per queste poche righe ho scelto una strana immagine: significa “studiare” in arabo, me lo sono fatto scrivere dalla badante della mia mamma su un quaderno a quadretti.

Da sinistra a destra o da destra e sinistra (come fanno gli arabi): scrivetelo come volete: ma solo dallo studio passerà il riscatto del genere umano. Bene lo sanno coloro che non lo vogliono.

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Archiviato in:Cultura

Info Eugenia Vanis

EUGENIA VANIS è uno pseudonimo che richiama, per l'autrice del brano, le profonde radici familiari sociali, culturali a cui si sente legata.
Pistoiese, di studi umanistici e giuridici, si considera fortunata per aver avuto ottimi maestri e ottimo compagni di scuola.
Lettrice più che scrittrice, laica nel senso più dissacrante del termine, credente nello stesso modo, di formazione umanistica, la Vanis è legata da un amore contrastato alla sua città.
Che vorrebbe più reattiva, capace di essere protagonista o almeno comprimaria in uno dei tanti scenari culturali, economici, politici su cui questa parte di Toscana si potrebbe misurare.
Nessuno ordine, nelle sue riflessioni; perché fa altro di mestiere, e carpisce suggestioni emozioni e sdegni in maniera confusa da ogni momento della propria vita .
Con un sofferto, curioso occhio verso un mondo che sta cambiando, in un senso che non le piace per nulla.

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