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Solo Riformisti

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Il PD è casa mia

Le scissioni non hanno mai risolto niente. Da oggi comunque si deve aprire una pagina nuova, anche per il PD. Per allargare il campo non bisogna dividere il fronte.

28 Settembre 2019 da Caterina Bini 2 commenti

Ho deciso di restare nel PD. Ho deciso convintamente e senza esitazioni.

Il Pd per me non è solo un simbolo, è un progetto a cui ho creduto fino dall’inizio della mia esperienza politica, l’idea di un grande partito democratico e riformista che riunisse il meglio delle radici democratiche di centro e sinistra per creare una nuova casa comune. Quando da iscritta ai popolari fino dal 1995 ho aderito ai comitati per l’Ulivo pensavo già ad una prospettiva come questa e come me tanti giovani che si avvicinarono in quella fase.

Tra questi c’era anche Matteo Renzi, classe 1975 come me, lui iscritto ai popolari a Firenze, io a Pistoia. Dopo arrivò il passaggio alla Margherita, che univa popolari, democratici e rinnovamento italiano. Già allora ci rendevamo conto che serviva un partito più grande per costruire buone politiche per il paese.

Probabilmente per le singole rendite di posizione sarebbe stato meglio stare in un piccolo partito ed avere un piccolo spazio di potere, ma l’ambizione era quella di costruire una nuova politica alternativa al progetto berlusconiano.

Fu così che nel 2007 arrivammo ai congressi di scioglimento di Margherita e Ds per formare un nuovo grande partito. Il partito democratico.

Ricordo ancora lo slogan dell’ultimo congresso nazionale della Margherita che recitava: “Sono partito democratico e non torno indietro”. E ricordo l’emozione dei tanti come me che a quel progetto avevano creduto fino dall’inizio e che lo sentivano proprio.

Da quel momento è partita l’esperienza del Pd, con i tanti limiti e contraddizioni che lo caratterizzano, ma anche con le tante soddisfazioni avute negli anni. Ricordo il discorso al Lingotto di Walter Veltroni, la vittoria alle primarie di Matteo Renzi, le tante cose fatte al governo del paese.

La domanda che mi sono posta è stata: non è più attuale quel progetto? Per quanto mi riguarda sì. Forse va rivisto, modificato, migliorato, innovato, ma io credo ancora che per cambiare l’Italia serva un grande partito a vocazione maggioritaria, che riunisca le migliori esperienze democratiche che servono a battere questa destra salviniana. Credo che nel Pd ci sia sempre stato spazio per il riformismo autentico.

Matteo Renzi, lasciando il Pd, ha detto che era considerato un intruso dalla sinistra del partito. Il timore, quando lasciai la margherita nel 2007, lo avevo anche io, unendomi in un partito in cui la componente maggioritaria era quella di sinistra, ma i fatti ci hanno dimostrato il contrario. Il Pd è stato contendibile a tutti i livelli. E Matteo lo sa.

Lo è stato a Pistoia dove Federica Fratoni venendo dalla Margherita ha battuto alle primarie altre candidate che venivano dai Ds, dove io ho vinto le primarie per il parlamento con competitors che venivano dalla sinistra, dove Marco Niccolai che veniva dalla Margherita è stato campione di preferenze per il consiglio regionale. Lo è stato a Firenze dove Matteo Renzi ha vinto le primarie per il ruolo di sindaco. Lo è stato a livello nazionale dove lo stesso Renzi ha vinto il congresso e fatto il premier. Questo dimostra che l’elettorato non guarda più alle provenienze, ma ai progetti, ai messaggi, alla qualità del riformismo, alle persone che incarnano le idee. Negli anni ci siamo mescolati e, se ci siamo divisi, non è stato per le nostre origini ma per le mete che volevamo raggiungere.

Io voglio continuare a battermi per il riformismo stando dentro al Pd. Ho sempre attaccato le scissioni, non cambio idea a seconda di chi le fa. Rimangono rapporti di amicizia veri con tante persone con cui ho condiviso un lungo tratto di strada, ma rimane anche la personale convinzione che questo sia stato un errore che non farà bene al paese.

Non condivido chi profetizza che è meglio per allargare il campo dividere il fronte. Avere un partito più di sinistra e uno più di centro è il contrario di quello per cui ci siamo battuti in questi anni.

Io credo che il Pd rimanga un partito di centro sinistra plurale che in questi anni ci ha consentito di portare avanti riforme ed idee importanti. Per queste idee e queste riforme continuerò a battermi. Dentro il Pd. Sono partito democratico e non torno indietro.

 

 

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Archiviato in:Politica

Info Caterina Bini

Caterina Bini, classe 1975, è attualmente senatrice della Repubblica eletta nelle liste del Pd alle ultime elezioni politiche. Componente della XII commissione permanente igiene e sanità del Senato, è anche vice presidente della commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza.
Precedentemente è stata dal 2005 al 2013 consigliere regionale della Toscana e presidente della commissione attività produttive della regione e dal 2013 al 2018 deputata.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Alessandro Petretto dice

    29 Settembre 2019 alle 17:27

    Bene Caterina, ora vigila insieme a Base riformista sul percorso che il PD si appresta a seguire. Sempre più “grillinizzato” e più Colbynizzato” anche no!!! Non ti mancheranno le occasioni in sede di legge di bilancio. Acqua pubblica, sistema bancario, tassazione fantasiosa sui consumi, Alitalia, pensioni, ecc.

    Rispondi
  2. luciano pallini dice

    30 Settembre 2019 alle 09:42

    il neo PD sarà una rimpatriata di vecchi amici che il perfido Renzi aveva separato, dalla Bindi alla Boldrini, da Speranza a Grasso.
    Tutti insieme uniti nel partito della spesa.. Ma la sera potranno rilassarsi cantando Contessa e la Guardia Rossa.

    Rispondi

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