Cose turche a Firenze. A giugno si voterà per il sindaco, ma nella sinistra i candidati, anzi le candidate, sono almeno tre e per ora si fanno guerra. Non solo. Se il PD pensava di trovare nel M5S un alleato resterà deluso. L’avv. Conte preferisce infatti correre da solo, anche andando incontro a una batosta certa. A destra si aspetta invece la decisione dell’ex direttore degli Uffizi Eike Schmidt, per ora spedito a Napoli al museo di Capodimonte. In alternativa nessuno.
In altre parole, Firenze mai ha vissuto una vigilia elettorale così lambiccata, mentre la città protesta per i troppi problemi che la sinistra, con la decennale giunta Nardella, non ha saputo risolvere: termovalorizzatore e aeroporto, trasporti urbani, invasione turistica, spopolamento del centro storico a vantaggio degli affitti Airbnb, microcriminalità dilagante, sono tutti dossier apertissimi.
Dopo 40 anni ininterrotti di governo, la sinistra rischia di perdere anche Firenze e con lei la regione (al voto nel 2025), ultime roccaforti di quello che dal dopoguerra è stato il regno rosso Pci-Pds-Pd. Perciò Matteo Renzi, che ha una sua candidata sindaco, è facile profeta quando ricorda che, con un KO in palazzo Vecchio, il Pd darebbe a Elly Schlein un immediato benservito. Avendo imposto una sua candidata senza passare dalle primarie che erano ormai tradizione, l’armocromata segretaria ha in effetti sulla coscienza la spaccatura del partito e la rottura di varie possibili alleanze.
Ma a completare l’elenco delle cose turche fiorentine si è aggiunto un imprevedibile outsider. A memoria d’uomo, è la prima volta che una squadra di calcio entra a gamba tesa in una competizione elettorale. Il record spetta alla Fiorentina grazie al suo direttore generale, l’italo-americano Joe Barone, che ha apertamente invitato la tifoseria a non votare per i partiti che governano città e regione. Perché? Perché, secondo lui, sono i responsabili del maldestro progetto di restyling dello stadio Franchi che potrebbe costringere la squadra a giocare altrove per almeno due anni. La faccenda non sta proprio così. La Fiorentina ha le sue colpe, ma i tifosi non vanno per i sottile, credono alla squadra del cuore. Per cui, il loro voto rappresenta un’incognita ulteriore..
Questo Barone, va detto, è un personaggio di grana assai grossa, non diverso dal suo boss Rocco Commisso, il miliardario (in dollari) che si è comprato la Fiorentina e che, nei mesi scorsi, ha inaugurato il Viola Park, un vasto e modernissimo centro sportivo alla periferia est di Firenze.
Lo stile della coppia è tipico dei nuovi ricchi e si sintetizza in una parola: spadroneggiare. I due non discutono, danno ordini: alla politica, alla burocrazia, ai giornalisti. Chi non è d’accordo diventa un nemico. Perciò il Viola Park è subito diventato proibito per chiunque si sia permesso una critica.
Il primo licenziato ed escluso è stato Giancarlo Antognoni, l’unico campione del mondo che nel torneo di Spagna 82 proveniva dalla Fiorentina. Dunque una bandiera gettata via. Ma sono stati cacciati anche alcuni giornalisti sgraditi senza che la categoria, pilotata da gente ossequiente, si sia permessa di emettere più di un peto. E ora si dice che non sia benvenuto neppure il presidente della Toscana, l’ubiquo piacione Eugenio Giani.
Cose turche insomma. Grande è la confusione sotto il cielo di Firenze, in attesa che una classe politica finalmente decente e decisa prenda in mano il timone di una città universalmente celebrata, ma ormai svenduta al turismo e purtroppo irriconoscibile sotto troppi aspetti. I fiorentini sono stufi.
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