• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa alla barra laterale primaria
  • Accesso autori
  • Utilizzo dei Cookies
  • Privacy Policy

Solo Riformisti

Uno spazio aperto al confronto, civile e concreto, e un’occasione di riflessione. Per restare ancorati alla realtà, senza rinunciare agli ideali, per rifiutare le posizioni ideologiche, per riaffermare i valori democratici.

  • Solo Riformisti
  • Gli autori
  • Politica
  • Economia
  • Esteri
  • Cultura
  • Opinioni
  • Programma Toscana
  • Archivio articoli

Cina e Taiwan

Secondo la dottrina ufficiale cinese Taiwan è una “provincia ribelle”, che di diritto appartiene alla Cina e che ad essa dovrà, prima o poi, ritornare. Ma la tesi non ha molto fondamento. Il cedimento di Nixon nel 1971.

24 Giugno 2022 da Valentino Baldacci Lascia un commento

Il focalizzarsi dell’attenzione sull’aggressione russa contro l‘Ucraina ha fatto passare in secondo piano la rinnovata aggressività cinese nei confronti di Taiwan che, negli ultimi mesi, si è espressa, in particolare, con il provocatorio e ripetuto sorvolo dell’isola da parte di squadriglie di aerei militari.
Secondo la dottrina ufficiale cinese Taiwan è una “provincia ribelle”, che di diritto appartiene alla Cina e che ad essa dovrà, prima o poi, ritornare. Ma questa dottrina ha un fondamento storico e giuridico? In realtà Taiwan ha avuto negli ultimi 130 anni una storia del tutto separata da quella della Cina continentale e negli ultimi 70 anni questa separatezza si è trasformata in contrapposizione.
Con il trattato di Shimonoseki (1895), che concluse una breve guerra cino-giapponese, l’isola passò sotto la sovranità giapponese e tale rimase fino alla fine della II guerra mondiale. La conclusione del conflitto segnò, senza soluzione di continuità, l’inizio della guerra civile in Cina che portò nel giro di pochi anni l’esercito comunista guidato da Mao Zedong a conquistare tutto il Paese, con l’eccezione, appunto, di Taiwan dove riparò quello che era rimasto dell’esercito nazionalista guidato da Chiang Kai-scek. La proclamazione della Repubblica Popolare Cinese il 1° ottobre 1949 non interessò Taiwan, che sostenne di essere la legittima rappresentante di tutto il popolo cinese, affermazione sostenuta dal fatto che ad essa non solo spettava il seggio all’ONU ma addirittura quello nel Consiglio di Sicurezza.
Questa paradossale situazione ebbe termine nel 1971 quando il presidente degli Stati Uniti Richard Nixon capovolse la politica americana riconoscendo la Repubblica Popolare Cinese come legittima rappresentante del popolo cinese e adottando verso Taiwan una politica che in seguito fu definita dell’”ambiguità”. Pur riconoscendo nel governo di Pechino la rappresentanza dell’intera Cina, gli Stati Uniti si impegnavano a impedire una conquista dell’isola con la forza.
Il passare dei decenni – segnati tra l’altro dalla morte nel 1975 di Chiang Kai-shek – modificò lentamente ma in profondità le caratteristiche di Taiwan, differenziandola sempre più dalla Cina continentale. Taiwan non conobbe quindi tutte le convulsioni che segnarono la Cina ai tempi di Mao e dei suoi successori, in particolare la rivoluzione culturale e il suo superamento.
Dal punto di vista economico Taiwan conobbe nel tempo uno sviluppo sempre più accelerato che la pose tra i Paesi asiatici più prosperi, con una particolare specializzazione nel campo dell’alta tecnologia. A questi cambiamenti economici corrispose un netto cambiamento politico: un nuovo partito – il Partito Democratico Progressista – si contrappose al vecchio Kuomintang erodendone progressivamente il consenso. Alla vecchia teoria che voleva Taiwan rappresentante dell’intera Cina, il nuovo partito contrappose l’opzione indipendentista: la profonda differenziazione economica, sociale, politica, culturale con la Cina continentale giustificavano ormai la separazione da quella tradizione di cui d’altra parte non faceva più parte da tempo. Il nuovo partito guadagnò rapidamente il consenso della maggioranza dei taiwanesi e detiene ormai saldamente la guida del Paese.
La posizione della Repubblica Popolare Cinese nei confronti del nuovo corso può sembrare paradossale ma in realtà non lo è: il governo di Pechino vede con maggior favore il vecchio Kuomintang contro cui aveva combattuto un’aspra guerra civile ma che continua a essere assertore dell’unità della Cina – rispetto al nuovo partito indipendentista, che, viceversa, vuol troncare ogni rapporto con l’antica madrepatria.
In realtà la grande maggioranza della popolazione taiwanese rifiuta con energia ogni assorbimento da parte della Repubblica Popolare Cinese. Quello che è avvenuto a Hong Kong – che pure si trovava in una situazione giuridica assai diversa da quella di Taiwan – ha rafforzato questa spinta alla separatezza.
Le vicende degli ultimi 50 anni hanno fatto guardare alla scelta compiuta da Nixon nel 1971 – e condivisa da tutti i Paesi occidentali – con occhi ben più critici rispetto al passato. Gli Stati Uniti accettarono tutte le condizioni poste dalla Repubblica Popolare Cinese e in particolare quella che vietava ogni rapporto con Taiwan. In realtà da allora tutti i Paesi occidentali hanno una rappresentanza commerciale a Taipei che di fatto svolge le stesse funzioni di un’ambasciata ma non può averne lo status.
Con quello che ormai non può essere che il senno di poi, era probabilmente possibile nel 1971 negoziare con il governo cinese una soluzione meno drastica di quella che fu poi adottata. Alla fine i nodi sono venuti al pettine e adesso gli Stati Uniti – bon gré mal gré – non possono accettare una soluzione di forza del problema di Taiwan come vorrebbe il governo di Pechino.

(articolo già pubblicato in “Pagine Ebraiche – Moked” – ripreso con il consenso dell’autore)

Condividi:

  • Tweet
  • WhatsApp
  • Stampa

Archiviato in:Esteri

Info Valentino Baldacci

Post precedente: « Il dramma dell’alienazione parentale
Post successivo: La crisi dell’economia russa »

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Barra laterale primaria

Iscrizione alla newsletter SoloRiformisti

Inserendo i propri dati sarà possibile ricevere la nostra newsletter nella propria casella di posta elettronica.

Bastian contrario

Ve c’hanno mai mannato a quer paese?

10 Agosto 2023 | Il Bastian Contrario

Massimo Segre, davanti agli invitati ai quali doveva annunciare le proprie nozze con Cristina Seymandi ha sorpreso tutti annunciando che lasciava la fidanzata rea di averlo “tradito”. Il Corriere on line ha dedicato all’increscioso fatto ben quattro articoli.

Dolore a parte, una prece. Massimo, Cristina e ex Corrierone…Per favore andate tutti a quel Paese

Homeland economy e il costo della de-globalizzazione

21 Novembre 2023 | Il tocco di Alviero

L’impatto economico della follia di Hamas

5 Novembre 2023 | Il tocco di Alviero

De-Dollarizzazione: chimera o realtà? (2 di 2)

25 Ottobre 2023 | Il tocco di Alviero

De-dollarizzazione: chimera o realtà? (parte 1)

9 Ottobre 2023 | Il tocco di Alviero

Achtung Deutschland!

21 Settembre 2023 | Il tocco di Alviero

Poveri ma belli

27 Giugno 2023 | Il tocco di Alviero

Nemo proheta in patria

16 Giugno 2023 | Il tocco di Alviero

A tutto debito

29 Maggio 2023 | Il tocco di Alviero

Italia una Repubblica fondata sul debito pubblico

11 Maggio 2023 | Il tocco di Alviero

Il vitello d’oro

24 Aprile 2023 | Il tocco di Alviero

Ultimi commenti

  • Sergio Giusti su Un padre autorevole
  • Guerino Biscaro su Patriarcato o matriarcato? purché non narcisisti
  • Daniele Carozzi su Patriarcato o matriarcato? purché non narcisisti
  • Giovanni Cominelli su Patriarcato o matriarcato? purché non narcisisti
  • Cosa pensano gli italiani del nostro sistema sanitario - Solo Riformisti su Autonomia è responsabilità
  • Beppe su Hamas vince la guerra delle notizie
  • Enrico Martelloni su La Notte dell’orrore antisemita
  • Enrico Martelloni su La Notte dell’orrore antisemita
  • Enrico Martelloni su La Notte dell’orrore antisemita
  • Enrico Martelloni su La Notte dell’orrore antisemita
SoloRiformisti.it. Periodico di area riformista del Circolo SoloRiformisti. | E-Mail: redazione@soloriformisti.it