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Solo Riformisti

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Non dire gatto se…/1

Per molti la Ceccardi parte già battuta nella sfida con Giani, ma, a ben guardare, le cose non stanno assolutamente così. L’esponente leghista è una combattente nata, ha già avuto diversi successi elettorali e parla alla pancia della gente.

6 Luglio 2020 da Vincenzo Caciulli Lascia un commento

Seguendo i social e il pour parler comune nell’ambito del centrosinistra  toscano la candidatura di Ceccardi  per la presidenza della regione appare come una fortuna inaspettata. L’europarlamentare della Lega  già sindaca di Cascina, è dipinta come una estremista sconclusionata , creatura di Salvini, copia conforme della Bergonzoni  battuta inesorabilmente da Bonaccini in Emilia. I sondaggi, in passato e anche oggi, danno Eugenio Giani, candidato del centrosinistra, in vantaggio, capace di perimetrare il suo campo e di attrarre consensi “moderati” dall’altro.  È una narrazione possibile ma ripercorre molte altre narrazioni simili che, in passato, si sono mostrate fallaci. Narrazioni su situazioni ritenute statiche quando, in realtà, tutto era in movimento.  Ci sono almeno, a mio parere, quattro considerazioni preliminari da fare. La prima è relativa al valore dei sondaggi oggi. Gli ultimi mesi caratterizzati dalla pandemia, dal distanziamento fisico e sociale, dalla crisi economica incipiente, hanno modificato in profondità la percezione dei cittadini verso la vita, la politica e le istituzioni nonché l’agenda delle loro priorità. Appena fuoriusciti dai tre mesi narcotizzanti del lockdown  devono ancora riorientare le opinioni e lo faranno, con tutta probabilità, nei mesi a venire sulla base di contingenze ancora non palesatesi.   La loro affidabilità, dunque, non è per il momento altissima salvo per quello che riguarda la sfiducia (altissima) verso i politici. La seconda considerazione è relativa all’unica base di dati elettorali certa disponibile e cioè la tornata elettorale europea del 2019.  E’ vero che in quella tornata ci fu una straordinaria dissonanza tra i voti espressi per sindaci e consigli comunali e quelli europei ma può essere valida l’opzione per la quale nel primo caso pesarono profondamente dinamiche e personalità locali e nel secondo le opinioni politiche generali.  Quei dati rappresentano una coalizione di centrodestra maggioritaria sul territorio regionale e se il voto di settembre dovesse profilarsi come voto “politico” e non “amministrativo” è alta la probabilità che si riproducano. La terza considerazione riguarda quella parte della narrazione che punta a stabilire le simmetrie Ceccardi/Bergonzoni e Giani/Bonaccini. Simmetrie non proprio veritiere per molteplici motivi. È vero che sia Ceccardi che Bergonzoni hanno il tratto comune della vicinanza al leader leghista e nella comunicazione politica diretta e cruda ma le loro “carriere” sono molto diverse. Consigliere provinciale prima, comunale dopo, Lucia Bergonzoni viene sconfitta al ballottaggio nella corsa a Sindaco di Bologna del 2016. Eletta senatrice nel 2018 nel recupero proporzionale (non in scontro diretto in collegio uninominale) viene poi battuta nella corsa per la Regione Emilia. La stella di Susanna Ceccardi, dopo alcune esperienze minori, comincia invece a splendere con l’elezione a sindaco di Cascina, storica roccaforte rossa del pisano, e si conferma con un numero rilevante di preferenze che, proprio nel 2019, la portano al seggio europeo, prima di lista dopo Matteo Salvini.  Sbrigativamente si potrebbe dire che la prima ha fallito le più rilevanti competizioni dirette la seconda le ha invece vinte.  Ceccardi è una combattente capace di parlare alla pancia dell’elettorato e, con tutta probabilità, condurrà una campagna elettorale in prima persona senza l’eccessiva e ingombrante figura del leader nazionale a oscurarla.  Così come Ceccardi non è Bergonzoni, Giani non  è Bonaccini . La più rilevante delle differenze è nel fatto che Bonaccini era il presidente uscente della regione Emilia e nel quinquennio  precedente si era costruito un profilo di  amministratore efficiente, pragmatico e capace.  Giani esce invece da cinque anni di presidenza del Consiglio regionale, un ruolo di rappresentanza caratterizzato da grande presenzialismo ma senza la possibilità di misurarne la cifra di governo.  L’ultima considerazione è da riservare al “clima” nel quale le elezioni regionali si terranno a settembre. Clima politico ovviamente che sarà determinato soprattutto dall’andamento del ciclo economico e dagli esiti di una crisi che coinvolgerà decina di migliaia di toscani.  Non è questa la sede per affrontare il tema che già viene affrontato in più interventi tra i quali quello di Tommaso Nannicini sul Corriere fiorentino.  È probabile che in settembre la tensione sociale sia elevata ed è altrettanto probabile che gli orientamenti elettorali si modelleranno sia intorno alla necessità di “risposte” di governo sia all’aspirazione verso il cambiamento. Vincerà chi rappresenterà al meglio queste istanze e aspirazioni. Determinanti diventeranno allora le parole d’ordine che i candidati faranno circolare nella loro comunicazione politica e la loro capacità di “incarnarne” l’essenza. (Continua)

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Info Vincenzo Caciulli

Laureato in Storia e Dottore di ricerca in Crisi e trasformazione sociale si è occupato a lungo di ricerca storica e sociale presso università italiane e straniere. I militari e le forze armate da un lato, il movimento socialista e democratico dall’altro i filoni di ricerca sui quali ha lavorato. Ha al suo attivo numerosi articoli e saggi. È stato amministratore locale, consigliere regionale e membro dell’Autorità per le Comunicazioni della Toscana. Da anni lavora nella comunicazione, con esperienze di amministrazione di società editoriali, e nelle Relazioni esterne di importanti aziende nazionali. Collabora saltuariamente con vari periodici tradizionali e online.

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